Serena Bortone (LaPresse) 

Fenomenologia Bortone. La formula segreta di un successo

"Così guardo alla vita: non è mai troppo tardi per avere un'infanzia felice”

Giuseppe Fantasia

"Oggi è un altro giorno" è il programma sorpresa di Rai 1, il miglior risultato da nove anni a questa parte in una fascia oraria difficile. E attrae giovani e laureati. "Bisogna osare e non essere mai pigri. Ma niente No vax, perché non c’è par condicio tra scienza e scemenza"

Una musichetta allegra e mai invasiva, un “bentornatiii!” che ti fa sentire subito accolto e protetto in uno studio televisivo trasformato in un loft colorato con uno stile e un design che ricorda un po’ Depero, un po’ Lodola, a tratti persino Balla. Siamo a Oggi è un altro giorno, il programma/sorpresa di Rai 1, il più seguito in Italia con il 14 per cento di media di share, il miglior risultato da nove anni a questa parte in una fascia oraria non facile e difficile da rialzare. A condurlo – dal lunedì al venerdì alle 14 – è lei, the one and only Serena Bortone che, nel giro di un anno, è riuscita dove altri avevano soltanto osato – o quantomeno provato – ottenendo oltre l’immaginabile, con un programma che chiude ogni giorno superando sempre il 20 per cento e i due milioni di telespettatori.

     

“Sono molto contenta di questi risultati e come me, tutte le persone con cui lavoro”, spiega al Foglio lei, subito dopo la diretta. “Un anno fa, sapevamo che saremmo arrivati nella fascia più complicata di Rai 1, ma ce l’abbiamo messa tutta con un format nostro che portasse una rivoluzione all’insegna del rispetto e della diversità, un lavoro artigianale e orgogliosamente popolare. In tv – precisa - è giusto osare e non essere mai pigri”. Il pubblico, a quanto pare, se ne è accorto, ha apprezzato e continua ad apprezzare, e a noi piace in particolar modo anche il suo saluto prima della pubblicità: mani unite con indici puntati verso la telecamera come un invito a restare che ci fanno oramai sembrare lontanissimi gli sdolcinati “col cuore” della D’Urso e gli inutili “olé” di Floris. In tutto ciò, il programma ha migliorato persino il target di ascolto attraendo giovani (+ 2,72 under 34 anni) e laureati (+ 2,59), merce rara sulla tv generalista delle 14. “Abbiamo vissuto un periodo complicato per colpa del Covid e continueremo, purtroppo, a subirne le conseguenze dal punto di vista economico – aggiunge lei - pervasi da questo costante senso di paura della malattia e della morte, ed è forse anche per questo che il paese ha voglia di ritrovare la sua normalità ricominciando dai racconti delle persone, celebri e non solo, per capire, per condividere e per conoscere meglio la realtà che ci circonda. Gli italiani hanno bisogno di pensare che esiste anche altro, che ognuno ha diritto a conquistarsi un suo spazio senza impedimenti, che le sfide possono essere vinte”.

     

In quasi due ore, la romanissima conduttrice mette insieme svago e divertimento (nella prima parte) accanto ad attualità, cultura, informazione e interviste (nella seconda). Tra queste, di tutto di più, argomenti complessi resi pop e viceversa, personaggi come Carlo Verdone, Sergio Castellitto o Stefano Accorsi e poco dopo una snobissima Benedetta Craveri, Emanuele Trevi, Fernando Aramburu, Erica Jong, Margaret Atwood ed Edith Bruck. Oggi è un altro giorno è lo specchio dell’Italia e quindi anche di Roma, l’unica città al mondo, come diceva Fellini, dove puoi essere invitato a una cena e avere allo stesso tavolo un politico, una soubrette, un attore, un regista, uno sportivo, un musicista e un alto prelato. Dalla Bortone accade più o meno questo, tanto che tra gli oltre 700 ospiti passati dallo studio in via Teulada, ci sono stati anche personalità del mondo cattolico tra cui i Cardinali Gambetti, Zuppi, Bassetti e Ruini, ospiti internazionali come Sarah Ferguson e Steve McCurry, star della musica classica come Antonio Pappano e Jonas Kaufman. I comici Ale e Franz e subito dopo Franco Gabrielli che parla di Ucraina; Salvini e la Meloni, il sindaco di Roma Gualtieri che suona alla chitarra cantando la morandiana/jovanottiana Apri tutte le porte, Pierluigi Bersani che canta Vita spericolata e Toti che canta Volare. 

      

Fenomenologia Bortone. Nel mezzo, o quasi, medici e virologi compresi, “ma attenzione” – puntualizza lei – “mai un No vax. Nel mio programma si parla sempre di inclusione, libertà, divertimento, cultura, senso di comunità e rispetto, ma per i No vax non c’è spazio, perché – come ripeto spesso – per me non c’è par condicio tra scienza e scemenza”. Un pot-pourri di temi ed emozioni, una piacevole confusione, quella creata e offerta dalla Bortone e dal suo staff, un successo corale che lei stessa - citando il suo mito Salinger - definisce “esistenziale” e che consiste nel sentirsi indipendenti, ma consapevoli che solo con gli altri si cresce e si migliora, “anche con chi non vorresti mai andare a cena”. “Tutto questo – aggiunge - rientra nel concetto di dignità in cui credo molto e che è ribadito anche dalla nostra Costituzione. L’uguaglianza intesa come poter realizzare le proprie aspirazioni nel rispetto delle persone. Nel mio programma, gli ospiti si sentono accolti, perché capiscono che io sono lì con loro per rappresentare e non per giudicare”.

       

Il programma è un pacchetto che funziona grazie anche alla consapevolezza della fondamentale differenza che c’è tra idee e trovatine: le prime costituiscono l’essenza di un racconto, le seconde sono fastidiose interferenze dovute a sfoggio autorale, che appesantiscono la narrazione quando le prime, invece, le fanno decollare. È Serena stessa a ricordarcelo e a scriverlo sul suo profilo Instagram dove, accanto a foto e video con i suoi ospiti, c’è lei che consiglia un libro spiegandone il motivo, lei su una barca in mezzo al mare e a una prima teatrale o cinematografica, in posa Zen con l’iconico sandalo Rainbow che Ferragamo creò per Judy Garland o con abiti pronti a far impazzire la comunità LGBTQI+ a cui Madame (Bortone, non la cantante o forse chissà, anche la cantante), è molto legata.

 

Insomma, un’autentica Dancing Queen dentro e fuori dalla tv. Non c’è spazio a foto di un fidanzato o presunto tale, ma che importanza ha? Tanto lei ha la sua big family televisiva, quelli che chiama gli Affetti Stabili, e poi loro, i due gatti bianchi Pierre e Chéri, che al confronto, quelli della Marini (che aveva entrambi chiamato Sexy, creando un discreto panico tra i suoi collaboratori che li confondevano ogni volta) erano dilettanti. Caporedattrice interna della Rai con 30 anni di esperienza alle spalle, Serena ha iniziato la sua gavetta come assistente ai programmi diventando inviata di politica e poi conduttrice per due stagioni di Agorà.

    

È stata ed è un’autrice – prima e oltre che conduttrice – una di quelle che che annusa l’aria, che la vive e percepisce, ma poi scende a terra capendo bene dove andare. Dalla diretta tv a un evento, da un viaggio a un week end fuoriporta, l’importante è non fermarsi mai. E guai a farla incazzare. “L’ira è il mio più grande difetto, mi accaloro per le ingiustizie, per la sciatteria e le cose fatte male, per la mancanza di rispetto e per l’ipocrisia. Dura pochi minuti, poi passa”. “Il mio pregio? “Sono molto curiosa. In tutti questi anni mi sono ‘abbeverata’ della vecchia Rai 3, quella del racconto, a cominciare dal programma Avanzi dove ho imparato il tempo televisivo, l’ironia e il gusto del paradosso”.

   

Mentre ci parla, è salita su un taxi che in dieci minuti la porta in stazione (“per Roma è un record, ho chiesto il numero all’autista, un mago”). La aspetta un treno per per Milano, poi la Scala e un week end, ma nel frattempo ci racconta del matrimonio di un’amica in Normandia e della fuga per due giorni a Parigi pensando già al prossimo lunedì quando sarà, di nuovo, in diretta. Truccata, pettinata e con l’impeccabile rossetto rosso, ça va sans dire. Oggi è un altro giorno, e domani? Le chiediamo. “Domani non lo so dove sarò, non faccio mai progetti a lungo termine. Vivo molto nel presente e mai nel passato. La nostalgia non mi interessa, ma solo quello che faccio ora. Tutti noi abbiamo due vite: la seconda comincia quando ci rendiamo conto che questa è l’unica che abbiamo. Ecco, così guardo alla vita: non è mai troppo tardi per avere un’infanzia felice”.

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