Ecco Obama a Yellowstone, su Netflix
Ritroviamo l'ex presidente americamo fra ippopotami e colibrì nei suoi documentari sui parchi nazionali prodotti per la piattaforma di streaming
Nel 2018 la casa di produzione Higher Ground fondata da Barack e Michelle Obama firmò un ricco contratto con Netflix. I maligni pensarono “chissà che ne sanno di televisione, venire bene in video ed essere molto famosi non vuol dire saper costruire una serie” (chi frequenta i palinsesti sa che la sciagura non sono i dilettanti allo sbaraglio, che magari inciampano ma sono vivi, ma le serie fatte a macchina, senza una testa pensante dietro). I meno maligni pensarono che la televisione l’avrebbero fatta i professionisti, assicurarsi i nomi della ex coppia presidenziale avrebbe garantito pubblico plaudente e abbonati curiosi. Così va il mondo, da quando film e serie sono diventati “contenuti” – per svolgere i tema servirebbero tempo e spazio, vale come trailer di un prossimo articolo.
Al momento, la joint venture ha fornito “Becoming”, vita sceneggiata di Michelle tratta dalla sua autobiografia. Il documentario “American Factory” di Steven Bognar e Julia Reichert (una fabbrica della General Motors nell’Ohio comprata dai cinesi, la popolazione prima ringrazia e poi capisce che ritmi di lavoro e tutele sono assai differenti). Serie sull’alimentazione sana e disegni animati ispirazionali “We The People”. Il prossimo progetto “Blackout” – declinato su film e serie tv – racconta l’amore che muove il mondo: 12 adolescenti a New York senza energia elettrica, ne approfittano per affrontare grandi temi.
Si sapeva che sarebbe arrivata la serie “Our Great National Parks”. Ma non che ci fosse Barack Obama come voce narrante. Neanche fosse Edoardo Leo che accompagna gli spettatori di “The power of Rome” in visita alla città eterna, (nel documentario dal 21 aprile al cinema). L’ex presidente mostra ora gli ippopotami ora i colibrì, dà uno sguardo ai granchiolini e un altro ai delfini che danzano nell’acqua con la grazia dei dervisci. Spiega che la madre terra è meravigliosa, dobbiamo proteggerla con ogni mezzo. Prima puntata, guarda caso, sulla spiaggia di Hanauma, dove sua madre incinta andava a passeggiare e a guardare le onde infrangersi sulla barriera corallina. “Ecco perché sei tanto calmo”, gli diceva poi.
Camicia e pantaloni sportivi, l’ultimo discendente di David Attenborough, sembra passeggiare nelle riserve naturali. Non solo americane, ci sono i parchi della Patagonia e il parco dei vulcani in Ruanda. Tappa a Yellowstone: per i ragazzini di qualche generazione fa, il parco dell’orso Yoghi che rubava i cestini da picnic ai turisti sotto gli occhi dei ranger. Nel Parco nazionale di Loango, in Gabon, gli ippopotami vanno a riprodursi. Prima, cercano un posto adatto sotto agli occhi benevoli del narratore Obama. Gli animali si riprendono gli spazi che erano loro, riconquistando a Monterey Bay il National Marine Sanctuary: un gran canyon sottomarino e i moli commerciali che una volta disturbavano. Guardiamo le scene, e sappiamo che prima o poi le rivedremo in qualche film. I documentari sugli animali sono il genere preferito dei serial killer che meditano di fare una strage in luoghi affollati.
Politicamente corretto e panettone