Ricetta seriale

Non è una serie per tutti, ma "Scissione" è un marchingegno perfetto

Se potessimo separare i ricordi del lavoro da quelli della vita privata? Un thriller distopico in nove episodi su Apple Tv +, creato e diretto da Ben Stiller

Gaia Montanaro

Non è una serie per tutti, lo premettiamo. La soglia di accesso al racconto è molto alta, a tratti scomoda, ma la storia cresce di puntata in puntata svelando un marchingegno perfetto. E soprattutto, un agognato high concept. Si tratta di Scissione (titolo originale Severance), serie thriller distopica in 9 episodi da circa 50 minuti (seconda stagione già in cantiere) di Apple Tv +, creata e diretta da Ben Stiller che affronta – calandoli nel genere – temi enormi come il valore dei ricordi e dei desideri per la costituzione della propria identità personale

 

La storia segue le vicende di un ristretto numero di impiegati di un’azienda – la Lumon Corporation – che si occupa di analisi dei dati (non ben specificato di quali dati e per quale motivo). Il gruppo di protagonisti, guidato da Mark, ha accettato che la propria memoria fosse chirurgicamente scissa in modo da dividere i ricordi della vita lavorativa da quella privata. Quando sono al lavoro, esiste solo quella realtà e gli impiegati non sanno nulla della loro vita personale all’esterno; la stessa cosa accade quando escono dall’ufficio e si immergono nelle loro vite private, perdendo la facoltà di ricordare cosa hanno fatto al lavoro. Il meccanismo regge – non senza proteste sociali e dilemmi morali che questa pratica innerva nella società – fino a quando uno dei componenti del team riesce ad andarese e va a cercare Mark nel mondo esterno per rivelargli, poco a poco, cosa ha scoperto della Lumon Industries e di quello che accade lì dentro.

 

La storia è raccontata dalla prospettiva principale di Mark Scout (Adam Scott) che ha accettato di sottoporsi alla scissione per dimenticare la dolorosa scomparsa della moglie e ha ora all’interno della Lumon un ruolo di responsabilità. Sarà in lui che verrà accesa dall’ex collega e amico la miccia del desiderio di conoscenza, di capire ciò che è ignoto. E che scardinerà per sempre (e non senza conseguenze) il mondo perfetto e scisso creato.

 

La serie è prodotta e diretta da Ben Stiller, attore già noto per la sua qualità registica che qui fa fruttare a pieno, ideata e scritta da Dan Erickson (alla sua prima prova come sceneggiatore e per questo davvero notevole) e ha un cast di primissimo livello a cui partecipano, tra gli altri, Adam Scott, Patricia Arquette, Zack Cherry, Christopher Walken e John Turturro.

  

Come inizia Scissione?

Ci troviamo in una sala riunioni asettica e spoglia e una giovane donna (Helly, interpretata da Britt Lower) è stesa malamente su un enorme tavolo ovale. Si risveglia e non sa chi è e dove si trova. Dalla filodiffusione si sente una voce maschile che le chiede di poterle rivolgere cinque domande, la prima delle quali è semplicemente “Come si chiama?”. Helly prima tenta di fuggire, fallendo, e poi si arrende a rispendere ai quesiti, capendo immediatamente che non ricorda più nulla della propria identità e delle questioni personali che la riguardano (riesce a rispondere solo ad una domanda di cultura generale). Dopo qualche scena vediamo che a rivolgerle le domande è stato Mark, messo alla prova nel suo primo giorno da supervisore del reparto. In pochi minuti, oltre al forte impatto visivo e ambientale che la serie propone (qualità di regia e di messa in scena davvero notevoli), assistiamo anche all’enunciazione di quelli che saranno i temi dominanti del racconto.

 

Quali sono i temi di Scissione?

La serie è davvero ricca di temi che vengono trattati in modo profondo e stratificato. Sembrerebbe che la domanda tematica che regga il racconto sia “Che cos’è una persona?” (domanda non da poco, evidentemente) e la declinazione specifica in cui questo nucleo narrativo è esplorato si dirama in due aspetti: una persona è tale per i suoi ricordi e per i suoi desideri (ovvero la sua brama di conoscere). Questi due piani vengono ampiamente indagati e messi in scena. Infatti il meccanismo della scissione scardina proprio questi due aspetti – non si ricorda nulla e per questo non c’è desiderio di conoscere ciò che sta oltre le mura dell’ufficio. Accanto a questo cuore tematico ci sono poi altri aspetti rilevanti che vengono indagati come l’ambiente lavorativo sempre più alienante e spersonalizzante, le derive capitalistiche e l’ossessione per la privacy aziendale e la protezione dei dati sensibili.

 

Qual è l’estetica di Scissione?

Come si accennava in precedenza, Scissione manifesta una qualità estetica davvero significativa. Complice anche una regia cristallina, la serie antepone visivamente il mondo dell’ufficio – asettico, fatto di corridoi labirintici, con ambienti ortogonali privi di vita e in cui si alternano colori lividi al bianco e luci chiarissime diffuse – a quello esterno, molto scuro e quasi sempre immerso nelle tenebre (la maggior parte delle scene sono ambientate di sera/notte), scegliendo colorazioni sature e braccanti. Completa il quadro la scelta di musiche ricorrenti di estrema elementarità melodica e una sigla dallo straniante impatto visivo.

 

Qual è il tono di Scissione in tre battute?

“Ogni volta che ti trovi qui è perché hai scelto di tornare”.

“In effetti, quella versione di te è intrappolata lì”.

“Gli esseri umani solitamente possono creare ciò che immaginano”.

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