ricetta seriale
La miniserie "Anatomia di uno scandalo" è una "House of cards" che non ce l'ha fatta
Un legal drama in sei episodi, disponibile su Netflix, che racconta le vicende personali e legali di un politico inglese accusato di stupro da una sua collaboratrice. Atmosfere à la "Big little lies" o "The Undoing" (il produttore è sempre David E. Kelly) e una buona intuizione la cui messa a terra è riuscita solo a metà
Vorrei ma non posso. Sembra questo il tratto peculiare di Anatomia di uno scandalo, miniserie in sei episodi da circa quarantacinque minuti ciascuno disponibile su Netflix che mette al centro la cronaca di un politico inglese accusato di stupro da una sua collaboratrice con cui ha avuto una relazione. Il legal drama creato da David E. Kelly e adattamento dell’omonimo romanzo di Sarah Vaughan si muove su tre fuochi principali del racconto: c’è Kate Woodcroft (Michelle Dockerty, la Lady Mary di Downton Abbey), brillante avvocato dell’accusa che cerca di dimostrare la colpevolezza dell’imputato che avrebbe percepito la volontà della ragazza di tirarsi indietro ma non si è fermato; c’è James Whitehouse, ex ministro e membro conservatore del Parlamento, bello e di successo, una carriera spianata e gli studi giusti fin da ragazzo che si trova convolto prima in uno scandalo e poi in un processo penale che vedrà sgretolarsi la propria immagine sia nel pubblico che nel privato. E infine c’è Sophie (Sienna Miller), moglie di James e sua fidanzata fin dai tempi del liceo. Per l’uomo che ama ha rinunciato alle sue passioni e traiettorie personali, accontentandosi di fare la “moglie di” fino a quando le certezze incrollabili sul marito si sono sgretolate una ad una.
Nell’aula di tribunale assiste, udienza dopo udienza, ai racconti della vittima – Olivia Lytton (Naomi Scott) – che le restituiscono il comportamento e le fattezze di un uomo e un marito che stenta a riconoscere. Il tutto ambientato in una Londra alto-borghese, classista e in parte snob, dove lo stigma sociale ha un peso enorme e le pressioni esterne minano in profondità rapporti personali e professionali. Gli ingredienti della serie – non così originali ma ben ponderati – costituiscono delle buone premesse ma purtroppo il risultato finale non è dei migliori. La narrazione si annacqua quasi subito, perdendo incisività e ritmo e declassando il cuore del racconto poco più in alto del mero gossip e degli intrighi che ne derivano. Diventa un racconto ampio ma non profondo, con poca incisività e non poche dispersioni. È insomma una promessa mancata, un’intuizione la cui messa a terra è riuscita solo a metà. Intrattiene per carità e la cornice londinese e l’estetica curata fanno la loro parte ma siamo purtroppo ben lontani dal cesello a cui le miniserie britanniche ci hanno felicemente abituato. Se si è però in cerca di svago un po’ rifinito, belle palette cromatiche e accento british, fa il suo.
Come inizia Anatomia di uno scandalo?
Il teaser della serie mostra immagini confuse di un rapporto sessuale concitato che avviene all’interno di un ascensore. Non capiamo – o meglio, non abbiamo ancora informazioni per sapere – chi sia la coppia in questione. Vediamo però un’immagine confusa e sfocata che rappresenta a conti fatti l’incipit narrativo da cui tutta la storia origina. Nelle scene immediatamente successive conosciamo i tre protagonisti: l’avvocatessa Woodcroft, che rientra da una vittoria difficile ottenuta in aula e si intrattiene in ufficio per lavorare al caso successivo (dotata di scotch ed esente da vita personale), Sophie che si trova ad un ricevimento e attende l’arrivo del marito e James (Ruper Friend, spiace dirlo ma in questo ruolo decisamente poco incisivo) che si trova in un villaggio nei sobborghi inglesi a incontrare il suo elettorato. Riceve un avviso dal suo capo ufficio stampa e fila dritto a casa dando lì appuntamento ala moglie. Sta per scoppiare lo scandalo.
Com’è il colpo d’occhio di Anatomia di uno scandalo?
Come si accennava, se non poche sono le perplessità sul fronte narrativo, non si può invece non riconoscere grande cura e qualità nella messa in scena e, in modo particolare, nella scelta dei costumi. Come è tipico dei prodotti seriali di David E. Kelly (Big Little Lies su tutti), emerge grande attenzione nell’outfit dei protagonisti, Il costume designer Sam Perry ha scelto, in particolare per vestire il personaggio della Miller, grandi firme della moda da Max Mara a Celine passando per Stella McCartney. Un guardaroba raffinato e di alta classe, con abbinamenti cromatici audaci ma che risultano sempre omogenei ed equilibrati. Insomma: una gioia per gli occhi (si sospetta, meno per il portafoglio).
Qual è il tono di Anatomia di uni scandalo in due battute?
Il sesso ormai non rovina più le carriere. Magari conquisti pure qualche elettore maschio più anziano
La presentazione conta