Pillole seriali

Le serie tv da vedere a giugno 2022, in pillole

C'è tanta HBO in questo giugno seriale e di conseguenza – sulla carta – altrettanta qualità. Si spazia tra generi diversi, molto spesso grandi interpreti e piacevoli incursioni in docuserie a tema artistico. Pochi prodotti ma buoni

Gaia Montanaro

Run. Fuga d’amore (Sky Serie, 6 giugno): dopo un paio di anni dalla prima visione americana, arriva su Sky questa serie Hbo – a metà tra la romantic comedy e il thriller - prodotta da Phoebe Waller Bridge (che ha anche un piccolo ruolo come attrice). Ruby e il suo ex fidanzato Billie hanno stretto un patto quindici anni prima: se uno dei due avesse scritto all’altro RUN e l’altro avesse risposto lo stesso, sarebbero scappati insieme. Ed è questo l’incipit che porta i due protagonisti a intraprendere un viaggio insieme in cui, a mano a mano che le puntate si dipanano, scopriamo da cosa la ex coppia sta fuggendo, chi e cosa ha lasciato dietro di sé e perché hanno deciso di farlo insieme. Interpretata dai bravissimi Merrit Wever e Domnhall Glesson (e ideata da Vicky Jones, assistente di palco a Londra dello spettacolo teatrale Fleabag), questa serie dalle premesse semplici mostra una grande maestria nel rimanere in equilibrio tra snodi di plot avvincenti, verità emotive e scrittura brillante. È quest’ultimo elemento che spicca tra i tanti, la capacità di svelare a poco a poco i personaggi nelle loro sfaccettature e ferite proprio tramite l’uso delle parole. Matrice teatrale docet.


 

The staircase (Sky Atlantic, 8 giugno): miniserie di grande qualità – sempre prodotta da Hbo – e uno dei prodotti più attesi di questo giugno, è questo racconto in otto episodi interpretato da Toni Collette e Colin Firth. Tratta da una docuserie del 2004, la narrazione true crime segue le vicende di Michael Peterson, scrittore di gialli che si trasferisce nella Carolina del Nord insieme alla sua famiglia, e della morte sospetta di sua moglie Kathleen di cui viene accusato. Coprodotta da Annapurna Television e scritta da Antonio Campos e Meggie Cohn, questa serie basata su una storia vera ha il pregio di approfondire sia le dinamiche fattuali (imprevedibili) che portano a scoprire chi sia il colpevole della morte di Kathleen, sia il racconto dei movimenti emotivi nella loro sottigliezza. Un cast di primissimo livello – anche per i comprimari – garantisce un racconto avvincente e di alta qualità.


 

Un amore senza tempo (Sky Serie, 15 giugno): in quota sci-fi romantico arriva la storia dell’amore complicato tra Claire e Henry, messo alla prova dai continui e imprevedibili viaggi nel tempo di lui (e che mescolano piani temporali, relazioni ed avvenimenti). Tratta dall’omonimo romanzo di Audrey Niffenegger già diventato un film (Un amore all’improvviso), la serie – sempre prodotta da Hbo - segue le vicende di Claire (Rose Leslie) che a sei anni incontra Henry (Theo James); il futuro amore della sua vita soffre di una condizione genetica che lo fa viaggiare imprevedibilmente nel tempo. I due si rincontrano quattordici anni dopo e Claire lo avvicina dicendogli di essere la sua futura moglie. Tra i due scoppia l’amore ma la relazione diventerà sempre più difficile da gestire. Un racconto ben confezionato e toccante che esplora generi diversi con grazia.


 

God’s favorite idiot (Netflix, 15 giugno): serie comedy in cui un tranquillo informatico – Clark – è innamorato (e ricambiato) della sua collega Amily. La relazione sembra prendere il largo quando Clark si ritrova investito del ruolo di “messaggero di Dio” ed impegnato, suo malgrado, a sventare apocalissi imminenti e a contrastare Satana con il duplice supporto dei suoi colleghi e di alcuni alleati celesti. I protagonisti sono interpretati da Melissa McCarthy e il marito Ben Falcone che prestano il volto ad una commedia (otto episodi da trenta minuti) brillante e leggera, che intrattiene senza volgarità.


 

Home (Apple tv+, stagione 2, 17 giugno): in quota docuserie vale davvero la pena segnalare la seconda stagione di Home, il racconto di case straordinarie sparse per il Mondo, di chi vi abita e di chi le ha costruite. Oltre ad essere una serie sul design infatti, Home ha il pregio di saper restituire la bellezza e l’articolazione varia di differenti stili di vita, modi di interpretare l’architettura e il design e di farli diventare un vero e proprio sguardo sulle cose del mondo. Una preziosità per gli occhi e non solo. In questa seconda stagione si racconteranno case dall’Islanda al Sud Africa, dalla Francia a New York passando per Australia, Indonesia e Barcellona fino ad arrivare a Città del Messico, Amsterdam e al Ghana. Un viaggio incredibile che vale la pena di compiere tutto.


 

We own this city (Sky Atlantic, 28 giugno): il creatore di The Wire David Simon torna sui propri passi con questo crime drama ambientato a Baltimora e che si basa sul libro del giornalista investigativo Justin Fenton. Il reportage originario mette a tema i casi di corruzione della Task Force contro la diffusione delle armi. All’interno del dipartimento di polizia di Baltimora, a seguito di alcuni casi dubbi che hanno coinvolto dei cittadini afroamericani e il loro rapporto con le forze dell’ordine, si è generato un clima di sospetto dove in pochi decidono di perseguire i crimini raziali e chi lo fa utilizza metodi ben poco ortodossi. Su queste basi si incardina un racconto ampio, corale e articolato dove un’arena di personaggi si muovono con credibilità e realismo. Una narrazione a volte dura ma perfettamente orchestrata.

 

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