l'altro bollettino
Ma quali liste di proscrizione! La "narrativa inedita" sui talk show è più in forma che mai
Dal "maccartismo all'amatriciana" di Di Battista, ai presunti attacchi contro Orsini, "perché oggi si sta verificando quello che avevo previsto", fino a Santoro, Belpietro e Borgonovo che azzarda parallelismi con il Covid. Cosa abbiamo visto questa settimana nel mondo alla rovescia nella tv italiana
Tra il 12 e il 16 giugno, sui talk show televisivi hanno continuato a tenere banco “narrative inedite” riguardanti le cosiddette liste di proscrizione per le quali si è arrivati a chiedere le dimissioni dello stesso presidente del Consiglio Mario Draghi. Da segnalare inoltre come la scarsa affluenza alle elezioni amministrative sia stata da alcuni interpretata come una protesta contro la scelta del governo italiano di inviare armi a Kyiv. Oltre alle consuete accuse alla Nato per aver provocato la Russia e causato di fatto l'intervento militare in Ucraina, non sono poi mancate le richieste di osteggiare non solo l’ingresso del governo di Kyiv nell’Unione europea ma anche quello di Finlandia e Svezia nella Nato.
Sulla questione delle liste di proscrizione relative all’articolo pubblicato dal Corriere della Sera con un elenco di nomi di presunti “putiniani d’Italia”, si sono registrate le seguenti affermazioni. A Zona Bianca, su Rete 4, Michele Santoro ha dichiarato: “Un paese può dirsi libero quando non si ha paura di esprimere le proprie opinioni. Ci sono state persone definite putiniane per i servizi segreti. Ora abbiamo giornalisti che fanno i servizi segreti. Hanno scoperto che ci sono nove persone che la pensano diversamente da Draghi. Dov'è il reato? Semmai il reato si è compiuto in ambito governativo. O trovano il colpevole oppure la responsabilità politica ricadrà su Gabrielli, Draghi e Belloni”.
A Non è l’Arena, su La 7, il professore di sociologia generale e del terrorismo della Luiss, Alessandro Orsini, nome presente nella lista pubblicata dal quotidiano di via Solferino ha spiegato: “Non vorrei esprimere sentimenti personali sulla lista ma fare un ragionamento politico. Io farò causa al Corriere della Sera che ha mostrificato un gruppo di persone. Hanno messo la mia foto. Da abbonato contribuisco a pagare lo stipendio a giornalisti che mi diffamano. Chi mi attacca lo fa solo perché si sta oggi verificando esattamente quello che avevo previsto. Vogliono spostare l’attenzione su altro pur di non riconoscerlo”.
Alessandro Di Battista a Di Martedì, su La 7, ha definito la pubblicazione di questa lista di nomi come “maccartismo all’amatriciana". "Si tratta – ha aggiunto – di un processo alle opinioni”. Mentre il vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo, intervenendo a Carta Bianca si è spinto a un parallelo con i vaccini sottolineando come le attuali liste “erano già presenti durante l’emergenza Covid”, quando diversi medici e opinionisti “non allineati alla narrativa ufficiale" venivano bollati come "no vax”.
La scarsa affluenza ai referendum, e soprattutto alle elezioni amministrative è stata letta da alcuni commentatori come una forma indiretta di protesta contro la decisione del governo Draghi di inviare armi a Kyiv. In tal senso la professoressa di Filosofia teoretica all’università La Sapienza di Roma, Donatella Di Cesare, intervenendo a Carta Bianca su Rai Tre ha dichiarato: “Questa metà Italia che non ha votato si collega in parte con la deflagrazione dei 5 Stelle. Dobbiamo poi chiederci a chi andranno i voti di questa metà Italia che ha deciso di non recarsi alle urne e che ha detto ‘no’ all’invio di armi”. Il giurista Ugo Mattei, della commissione DuPre, a L’aria che tira su La 7 si è spinto oltre dicendo che l'astensionismo alle amministrative dimostra in modo “evidentissimo che la maggioranza degli italiani è contro la guerra”. E poi: "La democrazia va rifondata perché ha votato meno del 50 per cento degli italiani e quindi i risultati ottenuti dai partiti vanno divisi per due”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il direttore de L’Avvenire, Marco Tarquinio, ospite di Controcorrente su Rete 4, per il quale l’astensionismo alle amministrative si può legare in qualche modo all'invio di armi in Ucraina poiché ormai “più della metà della popolazione non si sente rappresentata”.
Riguardo poi le presunte colpe della Nato e dell’occidente in generale sull’attuale guerra in Ucraina si segnalano i seguenti interventi. Sempre Michele Santoro a Zona Bianca ha dichiarato: “Gli americani decidono e noi andiamo dietro a loro. Non siamo supini, è molto peggio che stare supini. Zelensky e Putin devono sedersi attorno ad un tavolo, possono arrivare alla pace. Il presidente ucraino non è il più guerrafondaio, le persone che lo circondano lo sono molto più di lui. E teniamoci stretto anche Putin”. Il professore Orsini a Non è l’Arena si è in un primo momento soffermato sul suo "dovere morale di aiutare le persone a comprendere che ci sono soluzioni migliori di quelle prospettate da Casa Bianca e Nato. Io sarei moralmente indegno a non parlare potendo farlo. La Russia dice che l'Ucraina è casa loro, come noi lo siamo per gli Stati Uniti”. Quanto alle trattative per la pace, il professore della Luiss ha sottolineato: “Erdogan non ha nessun potere, ce l'hanno i paesi europei che però non vogliono dirlo ai loro elettori e fanno questi giochini. Anche Zelensky dice che Orsini ha ragione perché stanno massacrando gli ucraini in Donbass esattamente come avevo previsto”.
Sempre Orsini, ospite stavolta di Carta Bianca, ha parlato del dibattito in parlamento del prossimo 21 giugno sull’invio di armi in Ucraina sottolineando come il movimento 5 stelle dovrà in tal senso "fare i conti con forze imponenti come la Nato e gli Stati Uniti”. Come per Santoro, anche per il professore della Luiss Draghi si è "sostanzialmente genuflesso a Biden”. Ma secondo Orsini questo comportamento celerebbe una mira nascosta del premier: “Questo è il tipico atteggiamento di chi vuole diventare segretario generale della Nato”. Quanto alle dinamiche del conflitto, il governo di Kyiv secondo Orsini può “togliersi dalla testa il Donbass ormai perduto” e, per poter guardare con più ottimismo al futuro, dovremmo “assistere ad una maggiore moderazione” e “diventare più dialogati e disposti a fare concessioni a Putin”.
Per lo storico e saggista Franco Cardini, ospite di Controcorrente, il problema del conflitto in atto è collegato ai “progressivi spostamenti della linea della Nato verso il cuore della Russia”. In tal senso, spiega, “è giusto che Putin sia preoccupato”.
Infine, c’è chi è tornato ad esprimere la propria contrarietà non solo sull’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea ma anche di Finlandia e Svezia nella Nato. A cominciare proprio dal professore Cardini secondo il quale Finlandia e Svezia “non sono entrati nella Nato per paura di Putin ma a causa delle pressioni degli Stati Uniti”, mentre l'ingresso dell'Ucraina nell’UE “suona come un ulteriore attacco alla Russia”. Anche l’attore e regista Ascanio Celestini, in collegamento con Controcorrente da una piazza di protesta contro la guerra a Firenze ha spiegato: “Chiediamo la neutralità non solo dell'Ucraina ma anche dell'Italia, e di fermare l'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato”. Infine il direttore de La Verità, Maurizio Belpietro, dallo studio di Dritto e Rovescio ha espresso la sua contrarietà non solo sulle sanzioni e sull’invio di armi, ma anche verso il possibile ingresso del governo di Kyiv nell’UE evidenziando: “Chi si farà carico dei 600 miliardi per la ricostruzione dell'Ucraina? Se li fate entrare in Europa poi pagheremo noi. Glielo dovete spiegare questo agli italiani!”.
Politicamente corretto e panettone