Rai elettorale
Da Sangiuliano a Di Bella. Il falò dei candidati Rai
La Rai dovrebbe offrire ai suoi telespettatori un brillante servizio dal titolo: “Giornalisti Rai e politica”. Nel 95 per cento dei casi, candidature a sinistra.
Si sono inventati un mestiere nel mestiere. E’ il mestiere dello “scandalizzato”. Chi è lo “scandalizzato”? E’ il giornalista Rai che in campagna elettorale si scatena. Esistono almeno tre categorie di scandalizzati. Lo scandalizzato uno: è quello che twitta contro i leader di partito. Lo scandalizzato due: è quello che desidera candidarsi. Chiama i segretari per ricordare che lui si è battuto e sarebbe uno scandalo non candidarlo. Lo scandalizzato tre: è il tesserato Usigrai che in queste ore definisce scandalosa la candidatura del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano con Fdi. Lo scandalizzato tre è sicuramente maggioranza ed è il più dotato di faccia tosta. Al momento la candidatura di Sangiuliano è un’indiscrezione mentre è un fatto che l’Agcom abbia richiamato la Rai per il caso Anzaldo. E’ la giornalista del Tg1 che si è lasciata scappare una battuta contro Giorgia Meloni.
Lo scandalizzato tre, che è di sinistra, cosa fa? Non potendo attaccare quella che è una possibilità (la candidatura di Sangiuliano) si serve di un dato oggettivo (il richiamo dell’Agcom) per stigmatizzare anche il quasi candidato Sangiuliano. E veniamo a Sangiuliano. E’ uno scandalo che si candidi o lo scandalo è che a definirlo tale sia un sindacato che si accorge adesso di questo fenomeno? Il compianto David Sassoli, di cui Sangiuliano ereditò pure la stanza da vicedirettore del Tg1, aveva condotto il Tg delle 20 fino a pochi giorni prima della sua candidatura. Lo scandalizzato numero tre dimentica i casi più famosi: Piero Badaloni-Piero Marrazzo. Eletto presidente della Regione Lazio, Badaloni è rientrato in Rai per essere spedito a Madrid come corrispondente. Olè. Marazzo, stessa operazione, ma direzione diversa. Gerusalemme. Shalom. E’ dunque un peccato che la Rai non offra ai suoi telespettatori questo brillante servizio dal titolo: “Giornalisti Rai e politica” (nel 95 per cento dei casi, candidature a sinistra).
Un elenco snello: Giuliano Giubilei, candidato sindaco a Perugia del Pd. Sconfitto è tornato pure lui in redazione. Cristiano Degano, giornalista del Tgr, è stato consigliere regionale del Friuli-Venezia Giulia sempre per la Margherita. Alberto La Volpe, che ha fondato il Tg3, è stato deputato con l’Ulivo. Stesso destino di Demetrio Volcic, ancora Ulivo. La curiosità: Pierangelo Piegari è stato nel contempo caporedattore del Tg1 e sindaco di San Gregorio Magno. Marella Zezza, nella giunta Polverini, ha ricoperto la carica di assessore al Lavoro e alle Politiche sociali. E’ rientrata come caporedattore di Rai news. Francesco Pionati, ha fondato un suo movimento. E’ ancora in Rai con questa mansione “dirette dipendenze del direttore della testata giornalistica regionale”.
In Rai dove ci sono vagoni di “scandalo” si sa già che si dovrebbe candidare la caporedattrice del Tg2 Chiara Prato con Luigi De Magistris (sempre se De Magistris raccoglie le firme) mentre avrebbe offerto la sua disponibilità al Pd il direttore dell’Approfondimento Antonio Di Bella (anche se ad Antonio Di Bella non mi risulta). E non sarebbe uno scandalo. Anzi. Per paradosso è la candidatura che libera il giornalista Rai. Chi non ci riesce finisce per riversare la frustrazione sui social come ha fatto ieri un giornalista del Tgr. Si chiama Giorgio Iacoboni. Ha scritto che chi vota Renzi e Calenda “va curato”. Cosa attende Fratoianni ad offrigli il diritto di tribuna? Il vero scandalo non è la candidatura ma chiamare giornalismo di garanzia, il giornalismo più fazioso.