Ricetta seriale

La docuserie Netflix su Wanna Marchi, regina dell'impostura

Gaia Montanaro

Grazie a un enorme numero di testimonianze e alle voci dei protagonisti, i quattro episodi ricostruiscono il percorso televisivo, fatto di ascese e cadute, fino al processo (mediatico, ovviamente) e alle condanne della truffatrice e di sua figlia

Truffaldina, doppiogiochista, manipolatrice, ciarlatana e regina dell’impostura. Sono solo alcuni degli appallativi che negli anni si è guadagnata Wanna Marchi, protagonista indiscussa delle televendite – dai prodotti di cosmesi e dimagrimento fino alle magie per togliere il malocchio. Da oggi su Netflix si può trovare una docuserie in quattro episodi dal titolo Wanna che ripercorre la parabola, umana e professionale, della ormai ottantenne venditrice emiliana. Scritta da Alessandro Garramone e Davide Bandiera, diretta da Nicola Prosatore e prodotta a Fremantle, la docuserie ricostruisce, grazie a un enorme numero di testimonianze e le voci dei protagonisti – primi tra tutti la stessa Wanna Marchi e sua figlia Stefania Nobile -, il percorso televisivo, fatto di ascese e cadute fino all’esito processuale che ha portato le due donne a essere condannate a nove anni e sei mesi (in origine erano dieci anni) per bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e associazione a delinquere.

  

Ne emerge il ritratto di una Wanna Marchi venuta fuori dal niente, figlia di contadini modestissimi che prima fa l’estetista, poi apre un suo salone, poi viene notata e invitata a fare le prime televendite in una tv locale. Siamo negli anni Ottana, in un panorama che pullula di tv locali e dove forte è la spinta sociale ad arricchirsi, a raggiungere maggior benessere. Wanna coinvolge la figlia Stefania, che nel tempo svelerà una tempra se possibile ancora più arrivista e spietata della madre. Passano i primi guai, tutto sembra finito ma loro risorgono dalle proprie ceneri. Spunta fuori dal cilindro anche un mago – Do Nascimento – cameriere raccattato da un salotto buono meneghino che si ricicla a vendere in tv numeri per vincere il lotto e bustine di sale che, guarda caso, nell’acqua al buio non si sciolgono. Le vittime dei raggiri, molte delle quali persone anziane o fragili, sborsano milioni di lire (miliardi, complessivamente) per non essere abbandonate dalle Marchi alla loro, apparente, sfortuna. Poi però, grazie a una segnalazione a Striscia la Notizia, salta il banco. Le due donne si trovano il pubblico rivoltarsi contro di loro. Alla fine, ciò di cui hanno abusato si è ritorto loro contro. Finisce in processo, mediatico ovviamente, e in una pena scontata per intero. Rimane il sorriso beffardo di due donne vittime di sé stesse che hanno cercato di cavalcare il sistema ma, come quasi sempre accade, alla fine ne sono rimaste schiacciate. Forse in parte vittime, sicuramente carnefici. “D’accordo?”.

  

Come è stata realizzata Wanna?

Netflix Italia torna per la seconda volta, e sempre con qualità, ad affrontare il genere della docuserie. Poco frequentato in Italia (qui si dice purtroppo) ma assai diffuso nelle produzioni anglo – americane, questo linguaggio permette di unire una costruzione narrativa emotiva e dal grande impatto alla possibilità di avere sullo schermo i veri protagonisti. Alla base un grande lavoro di ricerca documentaria grazie a oltre sessanta ore di interviste, ventidue testimoni, cinquecento pagine di carte giudiziarie e più di cento ore di materiali d’archivio. Un racconto frastagliato e caleidoscopico che mette in luce, facendole risaltare, tutte le varie zone d’ombra e l’ambiguità di cui Wanna Marchi e la figlia sono ammantate.

 

Quali sono le altre serie e docuserie a tema truffa?

La figura dell’impostore ha sempre un certo successo, audiovisivamente parlando. Sia che si tratti di personaggi reali che di finzione, il ciarlatano di professione ha spesso dei tratti umani che creano fascino e al contempo repulsione. Per chi è appassionato al genere si segnala, tra gli altri, Inventing Anna (serie sulla giovane Julia Garner fasulla ereditiera tedesca), Il truffatore di Tinder (docuserie), The Serpent e Sins of our mother. Di impostura diversa, ma altrettanto inquietante, si parla infine in Keep Sweet. Pregare e obbedire, docuserie Netflix su una setta fondamentalista poligama mormona guidata da Warren Jeff.

 

Qual è il tono di Wanna in quattro battute?

“Io sono Wanna Marchi. E voi chi siete? Non vi conosco”.

“Noi lo vendiamo, poi qualcuno lo farà”.

“Wanna Marchi ti offendeva per prendere il meglio”.

“I coglioni vanno inculati, cazzo”.

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