i segreti della tv italiana
Natale a casa Barbieri
Metti una cena natalizia a parlare di cattivismo culinario, classici rivisitati e raccolte pubblicitarie che vanno male: come a La7, dove Cairo medita di ridimensionare qualche programma
Recentemente mi è capitato di partecipare a una cena a casa di uno chef televisivo, piuttosto noto, che abita un terzo piano abbondante in Prati, a Roma. Tra gli ospiti, pochi intimi, un opinionista del Fatto, una concorrente a Ballando e un’ex di Scajola, oggi al Governo.
In tutto questo magna magna la conversazione è scivolata vertiginosamente verso il menù natalizio, il centrotavola della Santanché, le pennette tricolore del Cav, un video del 2019 in cui Giorgia Meloni invita gli italiani a consumare pomodori pachino e parmigiano reggiano, i panettoni di Salvini.
Mentre assaggiavo una cacio e pepe su cui l’oste aveva appoggiato una julienne di zucchine fritte, riflettevo sulla tradizione italica, l’evoluzione delle nostra ristorazione, l’incessante ricerca di abbinamenti fusion, l’impossibilità di trovare, anche nella provincia più sperduta, un piatto di pasta e fagioli senza una riduzione di scalogno.
Ed ecco che sul mega-schermo con vista tavolo si affaccia la dolce figura di Bruno Barbieri, sempre più restio ad abbracciare i concorrenti di Masterchef, ormai giunta alla sua dodicesima edizione, ma non per questo meno disinibito nella sua ricerca di classici rivisitati.
L’operazione simpatia dei giudici-sergenti che non urlano più ai concorrenti-cadetti ha restituito maggiore serenità alla dieta televisiva degli italiani, ma non ai miei commensali che non digerivano il fatto che gli ascolti sono saldamente in linea con le edizioni precedenti.
“Il cattivismo culinario è morto”. Prima che potessi aggiungere “abbiamo riempito la televisione di cibo e ha finito per mangiarsi le trattorie, di buonismo e ci ha resi più cattivi” la signora bionda al mio fianco, che fino a quel punto aveva passato la serata a raccontare le sue idee per format televisivi trasgressivi, ha ribattuto sagacemente: “Il cattivismo è risorto su La7, dove non si mangia niente”.
Dicono che la raccolta pubblicitaria di Cairo non stia andando bene quanto previsto e che l’ex assistente di Berlusconi sia pronto a tagliare qualche testa, ridimensionare qualche programma, magari scaricando i costi più in giù nella filiera, con la generosità che lo contraddistingue. O forse vuole semplicemente risparmiare in vista della cena di capodanno. Menù tradizionale: scontro politico, una grattugiata di populismo, due scaglie di patriottismo, un pizzico di modernità.
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