Ricetta seriale
And Just like That 2 si salva con la nostalgia
La seconda stagione della serie sequel dell’iconico Sex and the City è un prodotto godibile, spensierato e senza pretese. Ha senso perché gioca su dei personaggi e un universo narrativo ben saldi. Gioca sul creare luoghi (narrativi) in cui è desiderabile tornare
And Just Like That, sequel dell’iconico Sex and the City, è tornato su Sky e Now con la sua seconda stagione. Più Sex e più City rispetto al primo capitolo della serie che invece era avvolta da un’aurea più mesta e riflessiva a causa della morte di Mr Big, marito – dopo mille tribolazioni – di Carrie. Le danze si riaprono sulla cornice di Manhattan e a ridosso di un evento capitale: il Met Gala. Occasione mondana chiama vestiti che chiamano imprevisti. Le ragazze, o meglio ciò che di loro rimane, devono trovare l’outfit giusto (anche se, ironizzano, probabilmente verranno fatte entrare da una porta laterale) e occuparsi dei loro variegati problemi amorosi. Carrie (Sarah Jessica Parker), superata la morte di Big, ha una relazione centellinata (ed esclusivamente fisica) con il producer del suo podcast. Lui pare volere qualcosa di più ma Carrie, come da copione, fugge a gambe (atletiche) levate, senza grandi turbamenti. Charlotte (Kristine Davis) ha invece varie beghe con le figlie, di cui una decide malauguratamente di vendere i propri abiti costosissimi e firmati per comprarsi una tastiera (e comporre la sua musica, rigorosamente “contro il sistema”). Miranda (Cynthia Nixon) invece ha cambiato città: si è trasferita in California con la sua nuova fiamma Che (Sara Ramirez) anche se questo cambio radicale di vita sembra averla messa a dura prova. Le new entry, già da prima stagione e in quota diversity, hanno anche loro qualche problema coniugale, di rapporto con suocere impositive o parrucchieri dalla lingua biforcuta.
La frammentarietà narrativa la fa da padrone anche in questo secondo capitolo della serie che recupera la leggerezza dell’originale (e il ritmo decisamente sincopato) anche se non brilla certo per inventiva. Si sente la mancanza di un certo tono del racconto, di un passo narrativo che non c’è più e che fa sembrare la storia un po’ forzosa e stantia. È vero anche che Sex and the City era una serie fortemente ancorata nel proprio tempo, nel sentire di quegli anni ed un certo gusto è difficilmente riproducibile (con i medesimi effetti) in un momento diverso. È un prodotto godibile, spensierato e senza pretese. Ha senso perché gioca su dei personaggi e un universo narrativo ben saldi mentre se si dovesse reggere solo sulle proprie gambe sarebbe ben più deludente di quanto appare. Gioca sulla nostalgia, sul creare luoghi (narrativi) in cui è desiderabile tornare. L’impressione è però che questo desiderio abbia (purtroppo) il fiato ormai corto.
Quali sono i personaggi che tornano in And Just Like That 2?
Come per la prima stagione, anche questo secondo capitolo della serie vede affacciarsi – per tempi più o meno lunghi – personaggi che hanno caratterizzato la storia di Sex and the City. Primo fra tutti il personaggio di Samantha (Kim Catrall) che farà una breve apparizione dopo essere stata menzionata molte volte nelle telefonate che le fa Carrie nella prima stagione. Altro ritorno atteso è quello di Aidan (John Corbett), uno degli amori storici di Carrie con il quale ci sarà un agrodolce ritorno di fiamma. È sicuramente attorno alla figura di Carrie che si concentrano gli aspetti più nostalgici della serie, forse perché tra le altre, è lei il personaggio che cambiato di meno e che ha conservato le sue caratteristiche originarie nonostante il passare del tempo (si veda a questo proposito il ritratto dedicatole dal New Yorker).
Quali sono gli abiti dei primi episodi di And Just Like That?
Marchio di fabbrica della serie è ovviamente l’attenzione all’estetica, in particolare quella legata agli abiti. L’occasione del Met Gala permette fin da subito di togliersi qualche sfizio con abiti che si muovono tra l’eccessivo e lo stravagante, ad altri più classici e sognanti. Carrie riesuma dal passato il suo (nostalgico!) abito da sposa firmato Vivienne Westwood, a cui si aggiungono – tra gli altri - un rosso Valentino (con ragguardevole copricapo), un abito morbido a righe di Silvia Tcherassi e sporadici accessori di Roger Vivier.
Qual è il tono della serie in tre battute?
“E fu così che riconvertii il mio dolore”.
“La vita è troppo breve per non provare qualcosa di nuovo”.
“Fanculo la nuova me”.
Politicamente corretto e panettone