Ricetta Seriale
Carol e la fine del mondo, una serie apocalittica
L'opera animata di Dan Guteman, dieci episodi da trenta minuti, è disponibile su Netflix da metà dicembre. Racconta degli ultimi sette mesi di vita sulla Terra vissuti con gli occhi di una donna di mezza età, senza passioni, amici, familiari e un lavoro. Una storia "densa"
Animazione esistenzialista. Mai classificazione (di Netflix) fu più adeguata per Carol e la fine del mondo, serie animata in dieci episodi da trenta minuti, creata da Dan Guterman e disponibile su Netflix da metà dicembre. La premessa narrativa è forte e radicale: un pianeta dal nome Kepler – 9C sta per abbattersi sulla Terra, provocandone la distruzione. L’impatto avverrà tra sette mesi e l’umanità, consapevole di questo timing comune a tutti, dovrà decidere come spendere gli ultimi mesi che rimangono loro da vivere. Il punto di vista particolare è quello di Carol Kohl, donna (pare di mezza età) che vive sola, senza un lavoro, una famiglia propria o interessi particolari. Lei il suo tempo non sa come riempirlo, non sa cosa desiderare, come utilizzare quei mesi.
Il resto dell’umanità reagisce nei modi più diversi all’avvento della fine: la maggior parte delle persone lasciano il lavoro, partono per viaggi, danno seguito alle loro passioni, vivono senza freni. Carol chiama il dentista per la consueta pulizia dentale e contatta la banca per il suo conto in rosso. Anche i suoi genitori, ormai anziani e decisamente freak (sono nudisti e vivono una relazione aperta con il loro infermiere domiciliare afroamericano) provano a spronarla ma Carol mente loro per non farli soffrire, inventandosi una vita piena ed emozionante che in realtà non ha. Qualcosa però cambia, in questo mondo apocalittico e al collasso: Carol si imbatte fortuitamente in un ufficio di contabilità (misterioso e dai tratti un filo inquietanti) per il quale comincia a lavorare.
La routine e il suo ruolo nel lavoro cominciano a darle uno scopo quotidiano e di lì a poco le relazioni che gradualmente intesse con i colleghi la aiutano a dare un significato al tempo che le rimane da vivere. Carol non cambia la sua natura profonda, rimane un personaggio schivo e pieno di timori ma uscendo dal suo isolamento esistenziale trova il proprio modo di vivere (finalmente) nel mondo. La paura paralizzante che la frena davanti alle domande più profonde – che il meccanismo narrativo della “fine del mondo” acuisce – trova una strada attraverso l’affrontare ogni giorno le piccole cose, i minuti compiti quotidiani che si presentano. Non è una serie leggera, Carol e la fine del mondo, bensì una serie densa. Il suo linguaggio misurato, poco parlato e quasi privo di musica permette di calarsi in un racconto che catalizza l’attenzione, diversificandosi da tante serie presenti. Una storia da scoprire.
Qual è il tono della serie in tre battute?
L’unico debito che ha è verso sé stessa.
La risorsa più preziosa che abbiamo è il tempo. Non lo sprechi tra dubbi e paure. Viva. Si aggrappi alla vita e non molli mai la presa. La vita è un mistero singolare e bellissimo.
Ci stai riuscendo, cara. Stai vivendo.
Recensire Upas