Ricetta seriale
True Detective: Night Country. Quando il crimine incontra l'esoterico
La quarta stagione dell'acclamata serie crime si apre con l'indagine sulla scomparsa di otto scienziati in un'oscura Alaska. Tra apparizioni inquietanti e cromie livide
Il ritmo ipnotico di Bury a friend di Billie Eilish impreziosisce e detta il mood degli opening credits di True Detective: Night Country, quarto capitolo della serie antologica fiore all’occhiello di HBO e disponibile su Sky e Now. Siamo in Alaska, precisamente il giorno dell’ultimo tramonto dell’anno prima di sei mesi di buio, e un gruppo di otto scienziati che lavorano in una stazione sparisce nel nulla (o meglio, ne rimane solo una lingua sotto un tavolo del salotto comune). Indagano su questo caso nerissimo due poliziotte in tutto antitetiche, Liz Danvers (Jodie Foster) e Evangeline Navarro (Kali Reis), tormentate entrambe da passati oscuri e orribili, che si trovano a collaborare su un caso altrettanto inquietante e che ben presto si rivelerà collegato ad un’antica indagine che perseguita Evangeline da tempo.
Sono due donne dure, Liz e la Reis, autorevoli e spicce, che affrontano situazioni personali e affettive molto diverse ma che rappresentano due personalità riconosciute e stimate nella loro comunità. Come True Detective ci ha abituato – soprattutto nella sua prima stagione – il racconto crime si interseca in maniera profonda con la capacità di scandagliare il mondo di riferimento, l’ambientazione, la comunità e le dinamiche tra le persone. In questa quarta stagione della serie, questo elemento torna ad essere preponderante. C’è la bravura (tutta di scrittura) di saper svelare le caratteristiche dei personaggi nella loro relazione con il mondo circostante, capirne le dinamiche profonde, raccontare un contesto e la sua mentalità dominante da pochi dettagli. C’è anche un tono del racconto che in Night Country appare come un tratto deciso: l’elemento horror, esoterico e “magico”, con apparizioni inquietanti, elementi che mescolano le credenze locali ad aspetti mistici. C’è la rappresentazione di un mondo buio, metaforicamente e anche fisicamente, in cui gli esseri umani si muovono come sospesi, resi più duri e aspri dalle tenebre che li avvolgono e che ne condizionano i rapporti. La resa dell’ambiente è fondamentale in True Detective. L’atmosfera, nel senso più ampio del termine, certifica gli equilibri di forza tra i personaggi. Questo quarto capitolo della serie è diretto, scritto e prodotto da Issa López (Nic Pizzolatto rimane come creatore “supremo” della serie), si appoggia su grandi interpreti (come tutte le serie davvero di qualità però, la differenza vera spesso la fa la cura dei comprimari) e su una qualità estetica al servizio del racconto. Non è una passeggiata di salute nella visione ma certamente True Detective continua a costituire un passo in avanti nella narrazione seriale crime.
Qual è la confezione di True Detective: Night Country? Difficoltà suprema in una serie tutta girata al buio, True Detective riesce comunque ad avere una palette cromatica molto definita, fatta da toni lividi, sfumature di verde, grigio e viola ma anche elementi sporadici che virano al color mattone o a punte di rosso. Particolare ricerca anche dal punto di vista delle inquadrature – spesso campi lunghi (per valorizzare il contesto) e riprese dall’alto – e della colonna sonora, ricercata e che contribuisce a dare identità al racconto.
Qual è il tono di True Detective in due battute?
“Perché non sappiamo quali belve sogna la notte, quando il buio dura così a lungo che nessun Dio riesce a restare sveglio”.
“Lei è sveglia”.
Politicamente corretto e panettone