Perché saverio è a sanremo
Dopo Sinner, neanche la Parietti sarà a Sanremo. L'attesa ora è per i trattori
L'Ariston è pronto ad accogliere i contadini e le loro proteste. Ebbene sì, in un anno siamo passati da Roberto Benigni ospite d'onore alle macchine agricole: per fortuna che "la politica resti fuori dal Festival"
Nubi su Sanremo. Ad accogliermi in Riviera c’è un cielo uniformemente grigio che grava sulla fiera allestita in città – grigiore anticipato l’altra sera dal messaggio di una collega della sala stampa la quale, arrivata a Sanremo nel pomeriggio, alle 19.48 mi scrive: “Mi sono già rotta il cazzo”. Perché dietro alle luminarie e ai lustrini che come ogni anno trasformano questo irraggiungibile comune della Liguria nel centro d’Italia, l’umore è davvero plumbeo e vagamente scoglionato: il “Gran rifiuto” di Sinner a distanza di una settimana brucia ancora, e nei vicoli di Sanremo si mormora che Amadeus, per ripicca, stia pensando di invitare al suo posto il campione italiano di padel – chiunque esso sia. Nelle ultime ore si aggiunge anche l’assenza annunciata via social di Alba Parietti: per la prima volta dopo trentadue anni di ininterrotta presenza (una volta sul palco, le altre in platea), Parietti non sarà all’Ariston. Oscuri i motivi (deve lavorare come Sinner?); al suo posto in fretta e furia potrebbe essere posta una pietra d’inciampo.
Ma queste bad vibes non significano necessariamente un presagio funesto, anzi. Si arriva all’evento televisivo già sfiniti perché questo prevede la rivoluzione fatta da Amadeus, che ha trasformato il Festival di Sanremo in una gravidanza mediatica. Nove mesi di annunci al Tg1, avvicinamenti sui social e anticipazioni da Fazio sono tanti; e quando finalmente si arriva alle fatidiche cinque serate ti sei già rotto le acque. Che questo Sanremo “gestazionale”, molto pro vita, sia il modo che Amadeus ha trovato per fare un Festival “di destra”? A gennaio il direttore artistico e conduttore dai “pieni poteri” (lui sì!) aveva detto “La politica resti fuori dal Festival”; però nella prima conferenza stampa da Sanremo, Amadeus ha dichiarato che se arrivano gli agricoltori all’Ariston lui li accoglie perché “la loro protesta è giusta e sacrosanta”. In un anno, alla voce superospite, siamo passati da Roberto Benigni a un trattore. Senza dimenticare che tutta la Rai (dalla dirigenza ai tecnici passando per i talent) è arrivata qui a Sanremo a bordo di un treno speciale giunto sinistramente in orario – chissà se a richiesta fermava anche a Ciampino.
D’altronde il palco dell’Ariston è il vero “altare della patria” (inteso anche come sacrificale: vedi Chiara Ferragni, che da qui un anno fa ha iniziato il suo declino), quindi la destra sovranista ha l’ambizione di occuparlo. Povia è stato scartato fra i cantanti in gara, Morgan non è stato coinvolto, Vittorio Emanuele di Savoia è morto; l’unica sarebbe invitare ospite il generale Roberto Vannacci e fargli fare un ingresso a passo di marcia. O far dirigere l’orchestra a Beatrice Venezi. O che Amadeus saluti il pubblico con un commemorativo saluto romano. Ma al momento, a parte le co-conduttrici per una notte (fra le quali si segnalano la sovranista Cuccarini e Giorgia – la cantante, non Meloni, però qualche zelante capostruttura Rai spera in un effetto subliminale), gli unici ospiti annunciati sono Roberto Bolle, Giovanni Allevi, Sabrina Ferilli, Gigliola Cinquetti, Eros Ramazzotti; e solo due stranieri, Russell Crowe e John Travolta. Nessun nome veramente roboante, ma forse è sovranisticamente voluto: in confronto, Atreju con Elon Musk superospite era più Sanremo del Festival – che sembra così voler cedere il passo alla manifestazione del partito di maggioranza. Spezzeremo le reni all’Auditel anche stavolta?
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