Perché saverio è a sanremo
Amadeus è pronto per Palazzo Chigi
Il conduttore lascia Sanremo: cinque festival e stop, c’è da rispettare il settennato quirinalizio. Quest'ultima edizione è iniziata nella stanchezza generale. Ma non è solo sonno: non c’è niente di più noioso del successo
E’ ufficiale: Sanremo non è più lo specchio del paese. In un’Italia dove tutto arranca, un Festival di un simile successo (oltre il 65 per cento di share), con tutti i numeri in positivo, da record, è quanto di più lontano dal paese reale. Il Festival di Amadeus vale da solo un punto e mezzo del pil nazionale, altro che il nord-est. E ora che “Ama” se ne va – conferma: questo è il suo ultimo Sanremo, nessun settennato per non mancare di rispetto al Colle – c’è preoccupazione per il prossimo anno. Preoccupazione tutta economica; politicamente parlando invece, Amadeus è diventato troppo ingombrante. Con questi numeri, il consenso dell’attuale presentatore e direttore artistico non conosce opposizione e rischia di mettere in crisi l’attuale maggioranza. Nessun leader o partito alle elezioni europee farà le stesse percentuali di Amadeus, neanche il centrodestra unito; e questo può creare ben più di un imbarazzo, sia istituzionalmente che a livello internazionale. Per Meloni, il successo di Amadeus è diventato un problema peggio del prestigio di Draghi; ma anche un’ispirazione: nel tentativo di superare le forti perplessità del Quirinale sulla “madre di tutte le riforme”, la premier intende correggere il suo progetto di premierato attribuendo al capo del governo il ruolo di “direttore artistico del Parlamento”.
Così facendo, formalmente il ruolo del capo dello stato non verrebbe toccato; ma di fatto sarebbe ridotto a co-conduttore, a cui verrebbe tolto anche il monologo di fine anno. E in caso di crisi di governo le Camere non potrebbero essere sciolte prima delle due di notte. La paranoia della Meloni, inguaribile complottara, è che Amadeus stia lasciando l’Ariston per Palazzo Chigi; magari nominato da Mattarella (l’anno scorso seduto sul palchetto d’onore ad applaudirlo) alla guida di un governo di trenta tecnici (ventisette big più tre nuove proposte della Bce). In quest’ottica vanno viste anche le ospitate di John Travolta e Russell Crowe, alleati atlantici. Anche perché, per quanto Meloni possa occuparne tutte le poltrone, la Rai è più di Amadeus che sua: è lui che porta i soldi nelle casse, altro che TeleMeloni. Ma in attesa di guidare il paese, Ama porta avanti questa 74esima edizione del Festival di Sanremo nella stanchezza generale. Ma non è solo sonno: non c’è niente di più noioso del successo, specie a Sanremo.
In conferenza stampa non succede niente, non una polemica né uno scazzo, il massimo del brivido è stato l’altro giorno Amadeus e Mengoni che cantavano “Bella ciao” – capirai. Fino all’anno scorso almeno c’era il Covid o il suo spauracchio a mettere un po’ i bastoni fra le ruote, ad aggiungere all’evento se non pepe almeno un pizzico di sale; così invece, senza ostacoli né intralci, è tutto noiosissimo. Ed ecco perché, sin dal pomeriggio e fino alle prime luci dell’alba del giorno dopo, a Sanremo c’è gente che beve alcolici e superalcolici a ogni angolo della strada: si potrebbe pensare che stiano tutti brindando al successo del Festival, e invece no perché è così da domenica ininterrottamente, cioè da ben prima dei dati d’ascolto. A Sanremo si beve (tanto, tantissimo) in cerca di sballo o stordimento, come reazione alla noia, al grigiore, al piattume di questa edizione. Andrebbe pedonalizzata tutta Sanremo, non solo corso Matteotti su cui affaccia l’Ariston: qui è meglio che nessuno si metta al volante, il tasso alcolemico a Sanremo in questi giorni è più alto degli ascolti di Amadeus. E ora scusate, ma qui il sole sta calando e io vado a bermi il mio primo gin tonic.
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