L'idea
Classifiche, giuria stampa e premi della critica. Sanremo salverà la democrazia
Un partecipazione al televoto senza precedenti e un dibattito ancora dirompente ci portano a pensare che bisognerebbe trasferire il modello democratico del Festival nelle nostre elezioni politiche. Forse così si sconfiggerebbe l'astensionismo
Sono passati giorni dalla finale di Sanremo 2024 e ancora si discute, si polemizza – per non dire ci si scanna – sulla classifica finale, sui vincitori e sui vinti. Un dibattito acceso e popolare, trasversale, che mi porta a dire che, se il problema delle nostre democrazie è la partecipazione, o meglio la sua mancanza, l’astensionismo, la disaffezione al voto, allora abbiamo qualcosa da imparare dal Festival. Il primo posto di Giorgia Meloni alle elezioni del 2022 non ha portato i sostenitori di Enrico “Geolier” Letta a riversare commenti d’odio sui social, gridando alla vittoria rubata e accusando i giornalisti di sentimento “livornese” (Letta è di Pisa); basta già solo questa differenza per capire come la politica non accenda più quelle passioni che invece il Festival di Sanremo anima. Dunque, se davvero il nostro problema è la partecipazione democratica, allora dobbiamo "sanremizzare" le nostre democrazie.
Le prossime elezioni si terranno in cinque giorni, dal martedì al sabato. Il martedì, tutti i candidati hanno cinque minuti per esprimere il proprio programma, fare le loro promesse, gli appelli al voto; tutte cose che si potranno riascoltare nelle giornate di mercoledì e giovedì. (Fino ad allora ci sarà l’embargo su tutti i programmi elettorali: si sapranno i candidati un paio di mesi prima, annunciati al Tg1, ma non le loro intenzioni una volta al governo; pena la squalifica). Il venerdì, serata coalizioni: i candidati si presentano con i loro alleati; e si fa una prima classifica parziale. Il sabato faccia a faccia finale fra tutti i candidati in gara, classifica definitiva e proclamazione del vincitore.
Ovviamente questa riforma prevede un sistema di voto altrettanto sanremese, che accenda gli animi, ingaggi e crei dibattito, e cioè composto da televoto, più giuria stampa e giuria talk show. Il televoto è molto più partecipato dei seggi elettorali tradizionali: la democrazia nel 2024 non può più ignorare che gli elettori sono diventati sedentari, e se l’elettore non va alle urne devono essere le urne ad andare sul divano dell’elettore; così si sconfigge l’astensionismo. Il televoto sarà a suffragio universale per tutte le persone maggiorenni; per bilanciare il potere dei televotanti (il rischio è che alcuni aventi diritto di voto acquistino più di una sim per votare Giuseppe Conte) ci saranno appunto la giuria stampa (ogni testata dovrà indicare quale sua firma della redazione politica dovrà esprimere il voto in sala stampa a Montecitorio) e quella dei talk show (Vespa, Floris, Gruber, Porro… tutti grandi elettori). Poi si fa una sommatoria e si vede chi ha vinto.
Ovviamente i risultati elettorali vanno dati in ordine crescente, dall’ultima alla prima posizione, con la giusta suspense e dando così il tempo ai vari militanti di fischiare la propria sconfitta. Il primo posto dà diritto alla maggioranza alla Camera e al Senato, ma ci saranno anche dei premi collaterali, come la Presidenza della Camera come Premio della Critica “Nilde Iotti” o Presidenza del Senato data dalla sala stampa “Eugenio Scalfari”. Questa riforma ovviamente è possibile solo immaginando una staffetta fra gli attuali Presidente della Repubblica e direttore artistico del Festival: dimissioni di Mattarella ed elezione di Amadeus al Colle. E a Sanremo 2025? Un tecnico: Mario Draghi all’Ariston.
Politicamente corretto e panettone