Ricetta seriale
Il formidabile racconto del nuovo Ripley prodotto da Netflix
Da un romanzo di Patricia Highsmith, e dopo il film con Matt Damon, torna come serie tv la storia del truffatore newyorkese. Questa volta in bianco e nero e con Andrew Scott protagonista
Abbacinante. Uno dei tanti aggettivi formali che si possono accostare a Ripley, miniserie in otto episodi disponibile su Netflix e che è l’adattamento seriale del celebre romanzo di Patricia Highsmith – Il talento di Mr Ripley – già diventato un film nel 1999 con Matt Damon, Jude Law e Gwyneth Paltrow. La storia ha al centro Tom Ripley, contabile newyorkese che vive di piccole truffe, riscuotendo crediti non suoi. L’uomo viene ingaggiato dal signor Greenleaf, facoltoso uomo d’affari che chiede a Tom di recarsi in Italia per andare a recuperare suo figlio Dickie, che sta sperperando da tempo il suo fondo fiduciario dividendosi tra spiagge, dimore di lusso e velleità di pittura. Tom parte per Atrani, sulla costiera amalfitana, e qui trova Dickie insieme alla sua fidanzata Marge vivere una vita di ozio e agiatezza. Capisce ben presto che l’occasione è preziosa: sostituirsi alla vita del giovane rampollo, mutuandone l’identità.
Da qui parte il thriller che si snoda per gli otto episodi con compassati (ma efficaci) colpi di scena. Ripley è una serie che si connota soprattutto per il notevole impatto visivo. Il bianco e nero – e tutte le gradazioni di grigio che cesellano le immagini - rendono la fotografia plastica e viva. Mirabile lavoro del regista, Steven Zaillian, e del direttore della fotografia Robert Elswit (già premio Oscar per Il Petroliere) che rendono il racconto esteticamente impeccabile. C’è una cura assoluta nel posizionamento della macchina da presa, nella ricerca delle inquadrature che sembrano quadri, nella resa dei dettagli che diventano elementi narrativi calibrati. Il bianco e nero dà eleganza e – qui si è di tal parere – nessuna freddezza al racconto, anzi. Aiuta a creare un’atmosfera, a rendere la storia sospesa nel tempo e a sottolinearne il fascino. Per chi non è particolarmente sensibile all’elemento estetico, le scelte formali e stilistiche possono risultare in qualche caso ridondanti ma per chi invece ricerca in un racconto anche un piacere estetico ne rimarrà conquistato. Il ritmo del racconto è tutto sommato abbastanza blando, soprattutto nei primi due episodi che sono di fatto un lungo set up della vicenda senza che si presentino grandi accadimenti degni di nota. Dal terzo episodio la serie si incanala in un genere preciso e la trama acquista più ritmo e una tensione interna costante fino al suo esito. Andrew Scott porta a casa una grande interpretazione (qui lo si amava già come interprete del prete di Fleabag), così come calibrati ed efficaci sono i ruoli di Dakota Fenning (Marge) e Johnny Flynn (Dickie). Plauso ai diversi attori italiani che compaiono nella serie, in particolare a Maurizio Lombardi che qui interpreta un commissario romano che deve indagare su un omicidio apparentemente connesso a Ripley. La serie è prodotta da Netflix e Showtime e, come accennato, è un gioiellino.
Quali sono le ambientazioni e le locations di Ripley? La serie è per la quasi totalità ambientata in Italia. Un’Italia anni Sessanta da cartolina – ma depotenziata dall’assenza del colore – fatta di città e paesi sospesi, atmosfere rarefatte e la quasi totale assenza di passanti e umanità varia. La prima parte del racconto si svolge ad Atrani, piccolo comune in provincia di Salerno in costiera amalfitana, dove c’è la villa in cui vive Dickie con Marge, un edificio bianco a picco sul mare a cui si accede da una lunga salita con scale annesse. Il tutto corredato da quadri di Picasso e rimandi narrativi (continui, per tutta la durata della serie) alle opere di Caravaggio, per cui Ripley sviluppa una sorta di fascinazione ossessiva. Si passa poi alla Roma del Gran Hotel Plaza, dei vicoli stretti e le piazzette, fino alla casa dove Ripley alloggia, caratterizzata da alti soffitti, pavimenti in marmo e arredi lignei. Dopo un passaggio palermitano, si arriva a Venezia e agli interni del palazzo Contarini Polignac definito da spazi enormi, accesso privato ad uno dei canali veneziani ed enormi vetrate.
Qual è il tono di Ripley in tre battute?
“Ti piace Caravaggio?”.
“È difficile trovarti?”.
“Lei ti ama più di quanto tu ami lei”.
Recensire Upas