Saverio ma giusto
Droni sulla Rai: colpito e preso Amadeus
Secondo gli analisti, quello di Nove è stato solo un atto dimostrativo, un “attacco-show” per destabilizzare ulteriormente il fragile duopolio con Mediaset, che da troppi anni si contende la sempre più sottile striscia degli ascolti
L’attacco in queste ore di Nove alla Rai, per quanto atteso e annunciato da giorni, non ha precedenti nella storia della tv italiana e sancisce il definitivo superamento della linea rossa nella guerra mediatica della martoriata penisola italiana. “Il 99 per cento dei droni e missili lanciati da Nove contro i nostri talent sono stati intercettati e abbattuti”, fa sapere la contraerea Rai; ma quel 1 per cento ha portato via alla Rai nientemeno che Amadeus, infliggendo un duro colpo all’access prime-time della rete ammiraglia – e ancora si attende di sapere se è stata danneggiata anche la centrale nucleare di Sanremo, dal cui Festival dipende la sopravvivenza dell’intera azienda. Nel 2025 scade la convenzione della Rai con il comune di Sanremo, si teme che Nove possa annettere il Festival – o persino che tutta la Liguria passi agli Stati Uniti, 51esima stellina da aggiungere alla bandiera. Nove assicura che con il conseguimento dell’obbiettivo Amadeus “l’operazione può ritenersi conclusa”; ma in molti giurano che in estate potrebbe esserci un nuovo attacco, magari stavolta con obbiettivo Fiorello. Il punto è che Nove (cioè Discovery, cioè Warner Bros.) possiede un arsenale di soldi tra i più grandi al mondo: milioni da crociera, milioni balistici, milioni a lunga gittata in grado di essere accreditati in poche ore su conti correnti distanti anche oltre i 2mila chilometri. Volendo, Discovery si compra tutti i volti Rai.
Secondo gli analisti, quello di Nove è stato solo un atto dimostrativo, un “attacco-show” per destabilizzare ulteriormente il fragile duopolio Rai-Mediaset, che da troppi anni si contende la sempre più sottile striscia degli ascolti. Ma anche un modo per saggiare gli equilibri della regione: cosa farà infatti adesso La7? Si teme un’escalation, con un allargamento del conflitto ben oltre i tasti del telecomando: le recenti tensioni anche nella regione dello streaming, con gli attori italiani in guerra con Netflix, fanno temere una guerra mediatica mondiale. Il presidente Biden ha chiamato ieri Roberto Sergio e Giampaolo Rossi, rispettivamente attuali ad e dg della tv pubblica, facendo pressioni per evitare che la Rai risponda all’attacco; ma i due dirigenti, a latere dell’ennesimo gabinetto di guerra che si è tenuto a viale Mazzini (per la precisione il gabinetto del settimo piano, quello in fondo a destra, dopo la pianta carnivora), hanno dichiarato che un simile colpo di mercato da parte di Nove “deve ricevere una risposta”. Per ora si ignorano i dettagli, ma fonti Rai assicurano “il nostro sarà un attacco mirato, ora tocca a Nove avere paura”; ma non è chiaro quale possa essere effettivamente l’obbiettivo, né come la Rai intenda contrattaccare, non avendo fra le sue munizioni-soldi da spendere. In altre parole: non potendo la tv pubblica competere con l’aggressiva major americana in termini economici, l’unico modo che Rai ha per danneggiare la concorrenza non è sottraendogli volti, semmai abbattendoli. Fisicamente.
Si teme ora per l’incolumità di Fabio Fazio, Maurizio Crozza, Gabriele Corsi: potrebbero essere messi sotto da una macchina in qualsiasi momento. Intanto però Rai cerca anche di mettere al sicuro i suoi obbiettivi sensibili: uno scudo antiaereo è entrato in azione per difendere Antonella Clerici, Carlo Conti e pochi altri da ingenti offerte economiche che potrebbero piovere dal cielo. Intanto il Papa ha fatto un appello per la pace, e ha indetto per venerdì una giornata di digiuno e preghiera: niente tv fino all’indomani.
Politicamente corretto e panettone