la grande fuga

Non solo Amadeus. La Rai perde l'opzione sul quiz “Soliti Ignoti” che ora può traslocare, col conduttore, sul Nove

Salvatore Merlo

La Rai ha lasciato scadere l'opzione di rinnovo della seguitissima trasmissione, attorno alla quale girano milioni di euro, che ora potrebbe essere acquistata dal Nove. Il motivo è da rintracciare soprattutto nell'antiquata mentalità da duopolio che muove i dirigenti della tv pubblica

La Rai ha lasciato scadere l’opzione di rinnovo del seguitissimo quiz i “Soliti ignoti”, il programma condotto da Amadeus, cioè dal presentatore che a sua volta sta clamorosamente lasciando la Rai per approdare al Nove. Notizia del Foglio. E ora la domanda è: assieme ad Amadeus, Nove prenderà pure il programma com’era già successo con Fabio Fazio che aveva traslocato con il marchio di “Che tempo che fa”? Ai piani alti della tv di stato smentiscono categoricamente: “Non accadrà mai”. Mentre da Vanni, cioè al bar di Viale Mazzini,  tutti dicono che è già successo: Nove sta trattando con Banijay, la  casa di produzione che possiede il format. Di più: ci sono autori dei “Soliti ignoti” che stanno già lavorando con Amadeus. L’affare è fatto. Chissà.

 

Che Amadeus possa traslocare portandosi dietro un programma così importante è un fatto di prima grandezza nell’equilibrio radiotelevisivo. Ballano milioni di euro. Com’è possibile che la Rai abbia fatto scadere l’opzione di rinnovo, quasi dimenticandosene? I quotidiani, ma pure la politica, quando trattano la tv si occupano principalmente dell’informazione: dei tg e dei talk. Ma dal punto di vista economico, la colonna portante del business televisivo è l’intrattenimento, cioè sono i quiz, i programmi in cui si balla e si canta. Il denaro, il grande pubblico, l’immaginario, la pubblicità e in definitiva l’industria non ruotano attorno ai talk-show ma attorno all’intrattenimento che fa grandi ascolti e grandi ricavi.

 

Una trasmissione come i “Soliti ignoti” viene pagata dalla Rai circa 50 mila euro a puntata. Per circa 200 puntate. E va in onda da almeno dieci anni. Milioni di euro. Perché la Rai, che vuole ovviamente tenere il programma, aveva lasciato scadere (pare a ottobre del 2023) l’opzione?

 

Questo è un piccolo ma importante mistero che può avere solo due spiegazioni, se si esclude quella del dolo. La prima spiegazione è la confusione e la sciatteria: non si erano accorti dell’opzione in scadenza. La seconda e più probabile ragione è quella che se n’erano accorti ma davano per scontato che nessuno porta via un programma alla Rai. In Rai infatti ragionano ancora come se agissero in condizione di duopolio televisivo con Mediaset. Ovvero come se non ci fosse vera concorrenza. Ma non è più così. Nove, che è di proprietà dell’americana Warner, investe, è aggressiva, e sta riscrivendo gli equilibri del sistema radiotelevisivo italiano.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.