Ricetta seriale
Arriva la terza stagione di Abbott Elementary
Facendo perno su stereotipi e maschere prettamente americane, il comedy generalista mostra personaggi polarizzati nelle loro caratteristiche, ma vividi e originali. Non c’è niente di più ecumenico e largo di una serie sulla scuola poiché esperienza di tutti
È disponibile su Disney+ da qualche giorno la terza (purtroppo breve) stagione di Abbott Elementary, comedy generalista (in America va in onda su Abc) ambientata in una scuola elementare a netta prevalenza afroamericana di Philadelphia. Scuola pubblica ergo pochi fondi e servizi che lasciano a desiderare. Fulcro del racconto è il corpo insegnanti e in particolare la prospettiva è quella di Janine Teagues (Quinta Brunson, anche creatrice della serie), giovane ed entusiasta maestra al suo primo incarico. Appassionata del suo lavoro e desiderosa di fare la differenza, si scontra con i pochi mezzi a disposizione e la parziale rassegnazione degli altri docenti, tutti comunque a loro modo dediti a quello che fanno.
In questa terza stagione, Janine viene coinvolta nel lavoro del distretto scolastico di zona; abbandona quindi per alcuni giorni della settimana la sua classe per occuparsi di progetti speciali, di ideare laboratori per la Abbott e risolvere specifiche esigenze del plesso scolastico (ad esempio dovrà cercare una traduttrice della lingua dei segni per una allieva sorda). Accanto a lei, ritroviamo gli insegnanti di sempre. Gregory, con cui Janine ha una simpatia mai esplosa, Melissa, insegnante esperta che si destreggia tra football, armi e proposte di matrimonio (da lei poco gradite), Jacob, giovane insegnante omosessuale e ambientalista, Barbara, maestra storica, fervente cristiana e granitica conservatrice e Ava, preside tanto frizzante quanto incompetente dedita soprattutto alle dirette Instagram. La forza di Abbott Elementary, oltre all’elemento comedy sempre presente, è indubbiamente nel tratteggio dei personaggi. Facendo perno su stereotipi e maschere prettamente americane, la serie mostra personaggi sì polarizzati nelle loro caratteristiche ma vividi e originali. Personaggi che talvolta ammiccano alla telecamera ma non risultano mai leziosi. Agiscono con una coerenza interna, fedeli alla loro natura ma non per questo statici. È un posto dove è bello stare e tornare la Abbott Elementary, dove ciascuno fa quello che può con ciò che ha a disposizione.
Un luogo di cura, di insegnanti che tengono ai loro bambini, che sanno di fare – nel silenzio – la differenza per centinaia di alunni. Non c’è niente di più ecumenico e largo di una serie sulla scuola poiché esperienza di tutti. Scriverla però è una vera sfida. Abbott Elementary riesce nel mantenere il difficile equilibrio tra leggerezza di tono ed emozione, marchio di fabbrica delle migliori comedy americane (per citarne solo due tra le tante Modern Family e The Big bang Theory). Quest’anno, alla Abbott arriva persino una star – Bradley Cooper nei panni di sé stesso. Lo straordinario nell’ordinario. Come chi vive ogni giorno a scuola sa bene.
Qual è il tono di Abbott Elementary in tre battute?
“E ora, se vuoi scusarmi, devo andare a salvare questa scuola”.
“Non c’è niente di buono nel lavoro. Il lavoro è una sconfitta”.
“Non volevo dirlo ma (gli alunni) rilasciano enormi quantità di gas”.