Ricetta seriale

Sunny, tra solitudine e intelligenze artificiali

Gaia Montanaro

In dieci episodi da mezz’ora, la nuova serie di Apple tv+ tratta dal romanzo “The Dark Manual” di Colin O’Sullivan, mischia stili estetici sofisticati ed eterogenei che vanno dai film d'essai orientali alle architetture più futuristiche

È un esperimento interessante e ambizioso Sunny, nuova serie di Apple tv+ in dieci episodi da mezz’ora e tratta dal romanzo “The Dark Manual” di Colin O’Sullivan. Siamo in Giappone, precisamente a Kyoto, e Suzie (Rashida Jones) ha appena perso il marito e il figlio in un misterioso incidente aereo. La donna si trova sprofondata nella solitudine più assoluta, in un paese dove le uniche due persone con cui aveva relazioni erano i suoi famigliari e dove non parla la lingua. Il suo non è solo un isolamento fattuale ma soprattutto emotivo; si sente incastrata in un non luogo dove ha perso qualsiasi punto di riferimento. L’azienda per cui lavorava il marito le fa recapitare a casa – come occasione di compagnia – un robot avanzatissimo di nome (femminile) di "Sunny" che ben presto si scoprirà essere stato programmato dal marito di Suzie.

 

Masa, infatti, lavorava per un’azienda che sviluppa AI (cosa che aveva tenuto nascosta alla moglie che credeva lavorasse in una ditta che realizzava frigoriferi). Inizialmente Suzie è intimorita da Sunny, recalcitrante ad accoglierla in casa e a usufruirne. A poco a poco però si rende conto che il robot potrebbe diventare una sua alleata per scoprire cosa sia successo davvero a Masa e svelare i molti misteri che contornavano il lavoro del marito. Il tono del racconto oscilla continuamente tra la dark comedy, il dramma e il thriller e tiene insieme registri e soprattutto temi importanti e legati al sentire contemporaneo. Si parla infatti del ruolo delle intelligenze artificiali, del rapporto con gli esseri umani, della doppia faccia della medaglia che questi strumenti possono comportare. Da un lato come facilitatori di certi processi, persino visti come viatico di compagnia e forme di affetto (Sunny, essendo stata programmata da Masa, riproduce alcune gestualità dell’uomo che fanno sentire a Suzie la sua presenza). Dall’altra però i robot sono macchine in qualche modo imprevedibili, che hanno in sé un che di sinistro e inquietante. Oggetti verso cui essere guardinghi e che potrebbero in qualsiasi momento rivoltarsi contro l’uomo.

 

L’altro grande tema della serie è quello della solitudine e dell’isolamento, di un mondo sempre più tecnologico e avanzato ma fragile dal punto di vista delle relazioni umane autentiche dove è sempre più complesso entrare in connessione profonda con gli altri. La serie è prodotta dall’eccellente A24 (che vanta prodotti come Beef e The Curse), e ha – tra gli altri – anche il merito di mischiare stili estetici sofisticati ed eterogenei che vanno dai film d’essai orientali alle architetture più futuristiche, passando per un’estetica glam quasi da spy story. 

  

Qual è il tono della serie in quattro battute? 

“Si dice che una sola lacrima possa cancellare un anno di stress”

“È come il torture porn”

“Ho letto che ci vogliono ventuno giorni per adattarsi ai cambiamenti”

“Sunny, dormi!”