Ricetta seriale

La donna del lago, un thriller a cavallo tra il noir e il dramma sociale, su Apple tv+

Baltimora, anni '60. Una giovane madre afroamericana e una casalinga ebrea cercano di emanciparsi nei loro contesti sociali, da un lato la politica dall'altro il giornalismo. A fare da congiunzione la morte di una donna in un lago vicino alla città

Gaia Montanaro

È disponibile dal 19 luglio su Apple tv+ La donna del lago, serie thriller a cavallo tra il noir e il dramma sociale e adattamento del romanzo omonimo di Laura Lippman (edito in Italia da Bollati Boringhieri). Siamo nella Baltimora del 1966 e la storia segue le vicende parallele di due donne, tra loro agli antipodi. Voce narrante è Cleo Sherwood (Moses Ingram), giovane madre afroamericana che si muove nelle zone grigie della città, cercando di riscattare una vita ai margini (anche per motivi razziali) e che frequenta l’ambiente delle scommesse illegali.
 

Dalla parte opposta dello spettro c’è Maddie Schwarz, casalinga ebrea benestante con un segreto doloroso nel suo passato che, la sera del Ringraziamento, al colmo dell’infelicità per un’esistenza da spettatrice in cui non ha mai potuto scegliere per sé stessa e profondamente turbata dalla sparizione della figlia di un suo ex fidanzato del liceo, decide di lasciare marito e figlio e provare a ricostruirsi una vita. Si fa assumere in un piccolo giornale locale e, con enormi fatiche, si mette a lavorare sul caso della bambina scomparsa e sulla morte di una donna ritrovata nel lago (Cleo).
 

Si intrecciano quindi piani temporali e situazioni diverse ma speculari. Entrambe le donne faticano a emanciparsi in contesti professionali problematici (e molto maschili): Cleo vorrebbe lavorare per una senatrice nera dello Stato ma le sue pessime frequentazioni per sopravvivere le sono di ostacolo – in particolare il legame con un boss della malavita locale. Maddie, dal canto suo, arranca nel mondo giornalistico, dove non può firmare gli articoli ed è spesso sottopagata rispetto ai colleghi. Sfrutta “l’occasione” della morte della donna afroamericana per dare una spinta propulsiva alla propria carriera e provare a cambiare, nel suo piccolo, le cose.
 

La serie, creata e diretta da Alma Har’el, ha il pregio di tenere insieme un elemento thriller mistery con un affresco articolato e complesso della società americana degli anni Sessanta, attraversato da sfide sociali, raziali e legate ai diritti dell’individuo. È quindi un racconto dalla forte connotazione sociale e molto identitario nella rappresentazione di un contesto come quello di Baltimora, città che diventa essa stessa un personaggio e che trasferisce un mood e un’estetica molto precisa al racconto. Più calda ed emotivamente efficace appare la vicenda di Cleo mentre la Portman, pur nella sua indiscussa bravura attoriale, non sempre riesce a scaldare il racconto e renderlo coinvolgente per lo spettatore. Si tratta comunque di una serie ben fatta, dalla scrittura stratificata e dai toni drammatici e molto cupi (anche la fotografia restituisce questo tipo di identità). Un racconto ambizioso e di spessore – forse non adattissimo come fruizione estiva ma tanto le serie non scadono.

Qual è il tono della serie in tre battute?

“Si dice che, finché il leone non racconterà la sua storia, il cacciatore sarà sempre l’eroe”.

“Non accetteranno una donna. Allora formerò io una squadra”.

“Sei arrivata alla fine della mia storia e l’hai trasformata nel tuo inizio”.

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