Un Lido di Serie

La Mostra del Cinema di Venezia si fa seriale. Ecco le magnifiche quattro

Gaia Montanaro

"Disclaimer" di Alfonso Cuarón, "Famiglie come la nostra” di Thomas Vinterberg, “Los años nuevos” di Rodrigo Sorogoyen e “M. Il Figlio del secolo”, con la regia di Joe Wright. Per la prima volta e in anteprima assoluta al Lido compaiono quattro serie tv, decisamente d’autore

Quest’anno la Mostra del Cinema di Venezia si fa seriale. Novità, questa, non formale ma di contenuto. La Mostra infatti accoglie, per la prima volta e nella sezione Fuori Concorso, quattro serie, decisamente d’autore, dando un’indicazione chiara – e condivisibile come manifestazione dello status quo – che ormai (alcuni) racconti seriali hanno pari – se non maggiore – artisticità dei film da grande schermo. Si tratta di quattro serie in anteprima assoluta, che verranno poi distribuite da network e piattaforme, e che terranno gli spettatori veneziani seduti sulla poltrona per diverse ore (anche se invece, a tema film, quest’anno ci sarà genericamente una maggiore clemenza riguardo la durata delle pellicole).

 

Si inizia con “Disclaimer” (che uscirà su Apple tv+ l’undici ottobre, in sette episodi) di Alfonso Cuarón, adattamento del romanzo La vita perfetta di Renée Knight. Cate Blanchett interpreta una giornalista dall’etica rigorosa e dalla solida attività nell’ambito del giornalismo d’inchiesta (nel suo lavoro rivela le trasgressioni di personaggi di spicco nel Paese) che si trova coinvolta nella pubblicazione di un libro – scritto da un vedovo e che la Blanchett si trova recapitato direttamente sul comodino - che rivela dettagli scabrosi riguardanti il suo passato. La donna dovrà fare di tutto per proteggere la sua famiglia da un passato ricco di ombre e di lati oscuri. Erotismo e scabrosità per la prima serie di Cuarón, che ha firmato un accordo pluriennale con Apple per la realizzazione di vari prodotti seriali.

 

   

Si va poi in Danimarca con “Famiglie come la nostra” di Thomas Vinterberg, serie in sette episodi che racconta di un futuro prossimo in cui, in seguito a un’enorme alluvione, i danesi sono costretti ad abbandonare la propria terra. I più abbienti possono decidere la meta della loro nuova casa mentre gli strati più bassi della società dovranno recarsi nei luoghi scelti dal governo. Si distruggono così famiglie, amicizie e legami personali.

  

   

La Spagna presenta invece “Los años nuevos” di Rodrigo Sorogoyen, serie in dieci episodi che racconta di Ana e Oscar, trentenni che vorrebbero dare una svolta alla loro vita e trasferirsi. Lui fa il medico ma con pessimo contratto e poca soddisfazione, lei non ha un lavoro né un legame sentimentale. Si incontreranno la notte di Capodanno del 2016 – il primo gennaio – e ne verrà raccontata la relazione nei successivi dieci anni.

 

   

Coproduzione imponente, a traino italiano, è infine “M. Il Figlio del secolo”, racconto in otto episodi (prossimamente su Sky e Now) e adattamento dell’omonimo romanzo di Antonio Scurati, in cui un Luca Marinelli in grande spolvero interpreta l’ascesa al potere di Benito Mussolini, tratteggiandone un ritratto complesso e cangiante. La regia è firmata da Joe Wright, regista di peso e dalle grandi prove, soprattutto nel racconto d’interni. Si aggiunge, come proiezione speciale, “Leopardi” di Sergio Rubini con Leonardo Maltese.

  

Insomma: Venezia quest’anno, con queste scelte, parifica il formato delle serie a quello dei film, dandogli la medesima dignità artistica. Apre a un linguaggio differente, seppur stretto parente, per provare a raccontare in modo più completo la complessità del nostro tempo. E in fondo sarà bello, perché ancora abbastanza raro, poter godere delle serie tv proiettate sul grande schermo.