Non chiamatelo sport
Jake Paul vs Mike Tyson: pugni ben pagati, ma a che costo?
Cosa non si fa per il business. Sul colosso dello streaming andrà, lo youtuber ed ex volto Disney sfiderà l'icona del boxe âgée: sul piatto ci sono milioni di dollari fra abbonamenti e sponsor, ma i veri appassionati guarderanno l'incontro-pantomima con l'amaro in bocca e un filo di tristezza
A Netflix cercano l’inimmaginabile, pur di tamponare l’emorragia di abbonamenti in corso. Basterà essere normali sottoscrittori mensili del servizio streaming, ad esempio, per usufruire il 15 novembre della visione di un evento che sconfina nell’assurdo: Jake Paul, lo youtuber autonominatosi pugile professionista, sfiderà il 58enne ex campione del mondo Mike Tyson, in un incontro di boxe che si terrà nello stadio AT&T di Arlington, Texas (lo stesso che fu la culla dell’amore tra Taylor Swift e il campione di football Travis Kelce), proposto in diretta planetaria da Netflix. Chi sia Iron Mike non serve ricordarlo, perché è con lui che è calato il sipario sull’epoca d’oro della boxe, di cui è stato l’ultimo amatissimo-odiatissimo protagonista. Dopo di lui è arrivata la decadenza – e non poteva essere altrimenti, perché Tyson aveva valicato, brutalizzato, i confini della boxe intesa come disciplina sportiva. Fare la conoscenza col suo avversario, Jake Paul, è più istruttivo, per collocare l’evento nel suo effettivo e contemporaneo significato: Paul, 27 anni, dal 2015 al 2017 è stato uno dei volti televisivi di Disney Channel con la serie demenziale “Bizaardvark”, fin quando le sue intemperanze e i suoi ricorrenti guai con la giustizia l’hanno estromesso dal canale per i più piccini.
A quel punto Paul si è messo in proprio, ha aperto un canale YouTube di successo e nel 2018 ha inaugurato la propria carriera di pugile sui generis, basata su sfide con altre personalità del nuovissimo mondo – più che altro social – ovvero altri youtuber, influencer, rapper, ex campioni sportivi. In sostanza l’offerta è quella di assistere a una scazzottata tra due celebrità, col gusto di capire come va a finire e con quello, più perverso, di vederne almeno una soffrire e perfino umiliarsi. Ci si muove nella terra di nessuno che è escrescenza deregolamentata dell’universo digitale della connessione, dove tutto è permesso pur di fare soldi, come conseguenza dell’aver saputo richiamare la curiosità dei frequentatori globali. Nel primo incontro da professionista, Paul nel 2020 a Miami batte per ko lo youtuber Gib. Da allora ha messo insieme nove vittorie e una sconfitta, sempre in diretta mondiale Netflix. Nel secondo incontro, ad esempio, pochi mesi dopo si ripete superando Nate Robinson, ex stella del basket dei New York Knicks, in una sfida che proposta come antipasto all’esibizione-spettacolo di Mike Tyson con Roy Jones Jr., conclusasi con un salomonico verdetto di parità e peraltro ultima occasione in cui Iron Mike è salito su un ring.
Inevitabile che l’occasione rappresenti un richiamo irresistibile per i nostalgici fan del Tyson di una volta. La tentazione di rivederlo ancora una volta scatenare la sua furia selvaggia tra le corde di un ring per polverizzare il malcapitato sfidante, mette in sottordine l’approssimazione sportiva della sfida, prevista in otto round da soli due minuti l’uno, combattuti con guantoni meno “pesanti” di quelli regolamentari. Tutto sta a vedere come il vecchio campione arriverà all’incontro: basti dire che l’incontro era stata già programmato per lo scorso luglio, ma un attacco d’ulcera che ha colpito Iron Mike alla vigilia ha costretto gli organizzatori al rinvio. Comunque, Tyson ha dimostrato di stare al gioco: nell’ultima conferenza stampa di presentazione ha ripetuto il rituale canovaccio degli insulti con l’avversario (“Scapperà come un ladro. Uno youtuber che combatte contro il più grande di sempre…”) ha fatto buon viso alle repliche guascone del contendente (“Hai ancora male al pancino?”) e non ha nemmeno commentato le valutazioni dei bookmaker che danno favorito Paul, anche di parecchio. Si consola pensando alle svariate decine di milioni che si depositeranno sul suo conto in banca a cose fatte, perché gli sponsor stanno arrivando a frotte per agganciarsi all’evento e i prezzi per assistere dal vivo sono salati, mentre già i reel diffusi sui social per raccontare l’avvicinamento alla sfida fanno numeri da record (cento milioni di visualizzazioni per quello in cui Tyson si mostra in allenamento).
Alla Most Valuable Promotions, la società fondata da Jake Paul con fare soldi con gli incontri con questa scuderia di “fighter” di fantasia, si fregano le mani. Mentre soltanto una grande malinconia resta in dote agli appassionati della “nobile arte”, oramai ridotta così male. Del resto nello showbusiness i soldi non puzzano e se qualche scambio sgangherato di colpi tra due diversamente famosi richiama cento volte di più di un vero incontro tra veri pugili, i ragionamenti successivi sono prevedibili. Siamo nel tempo dell’esperienza a ogni costo, dell’over the limits, del voyeurismo che surclassa la passione. Questi due sgangherati supereroi e la pantomima che insceneranno valgono, secondo gli esperti, circa 300 milioni di dollari. In un’intervista Tyson racconta che sosterrà l’incontro sotto l’effetto dei buonissimi funghetti psichedelici a cui ormai non sa più rinunciare. E tutto prende le tinte di un colossale vaudeville per risvegliare un pubblico sazio e impigrito. E meno male che l’idea di riaprire un Colosseo con fiere e gladiatori ancora incontri qualche problema di ordine burocratico.
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