una serie di serie

Da "Cent'anni di solitudine" a "Black Doves". Le serie tv della settimana

Mariarosa Mancuso

CENT’ANNI DI SOLITUDINE diretta da Alex García López e Laura Mora, con Eduardo de los Reyes (otto episodi su Netflix)


Se lo scrittore sapesse… che in Italia i commenti e le recensioni sono tutti positivi, mentre il Times avanza una serie di critiche neanche troppo velate. Troppi personaggi, tanti che si limitano a indossare i costumi. E anche una ricca vegetazione. Succede ai capolavori che tutti ricordano, e sono memorabili per il mondo che creano. Il resto sono fughe in cerca di una vita migliore, matrimoni cercati o rifiutati, bambini che nascono. Come succede dappertutto, anche a Macondo, fondato da José Arcadio Buendia. La saga continua per un secolo, tra malattie misteriose e fughe d’amore. Il consiglio è provare a leggere lo scrittore colombiano, dà molta soddisfazione.

 

 

A MAN ON THE INSIDE di Michael Schur, con Ted Danson, Mary Elizabeth Ellis, Lilah Richcreek (Netflix, 8 episodi da 30 minuti)

La casa di riposo ormai è un luogo frequentato. Prima dai narratori, poi dagli sceneggiatori o showrunner (non sono meno bravi, hanno soltanto un pubblico più ampio da accontentare). Ma quando i romanzieri hanno cominciato con centenari che escono dalla finestra dell’edificio e scompaiono, hanno capito che il materiale c’è. Questa serie, a giudizio del Guardian, raggiunge livelli mai raggiunti di tenerezza. Un vedovo in pensione fa l’investigatore privato, infiltrato in una casa di riposo per scoprire l’identità di un ladro. E intanto distribuisce ai vecchietti un po’ di conforto e compagnia. Basato sul documentario “The Mole Agent”: tutto è successo davvero. Un gran bel documentario. Valeva la pena di sceneggiarlo e rifarlo, con minaccia di seconda stagione?

 

BLACK DOVES di Joe Barton, con Keira Knightley, Andrew Buchan, Ben Wishaw (Netflix)

Tocca agli inglesi – che pure con Dickens hanno inventato il Natale come noi lo conosciamo: albero, palline rosse e puntale argentato, pon pon bianchi, pudding con l’anellino nascosto dentro – aggiungere un tocco di spavento, un tocco di nero. Un tocco di spionaggio. Se vi piace il genere questa è la serie giusta. Keira Knightley sembra una moglie perfetta, ma è una pericolosa spia sotto copertura. Passa i segreti del marito, segretario alla difesa – a una banda di spioni che li vende al miglior offerente. Ha pure un arsenale in casa, e il consorte non lo ha notato. Lo spettatore invece nota una gola tagliata e tre omicidi nei primi minuti. E altri ne arriveranno. Se no c’è il solito Natale, con jingle bells, e ancora jingle bells.

 

 

BAD SISTERS di Sharon Horgan, Dave Finkel, Brett Baer (seconda stagione su Apple tv+)

Le sorelle Garey – qui irlandesi, la serie che ha fatto da modello e punto di partenza era fiamminga, intitolata “Clan” – nella stagione precedente avevano stretto un patto segreto per eliminare il marito impiccione e violento, ricattatore e minaccioso, della quinta sorella Grace. E poi dimenticare, come se nulla fosse mai accaduto. A scombinare i piani si presentano alla porta due assicuratori – come sappiamo dal cinema, la polizia dopo un po’ molla la presa, gli investigatori delle assicurazioni non mollano mai. Strette dal giuramento, le cattive sorelle si impegnano a non parlare mai dell’accaduto. Ma ci sono i parenti e i vicini curiosi, oltre agli investigatori. Nessuno sa nulla, ma tutti mormorano – le sorelle Garey erano troppo vivaci per passare inosservate.

 

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