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Perché Saverio è a Sanremo
Prove di “canto largo” a Sanremo. Come se l'Ariston fosse Palazzo Chigi e l'Eurovision il Quirinale
Si studiano le alleanze, si rischia di sciogliere l’orchestra e convocare un nuovo Festival, mentre Carlo Conti riesce a varare la "riforma elettorale" prima del Parlamento: il nuovo sistema di voto in vigore da quest’anno garantirà al Festival una vittoria populista
La 75esima edizione del Festival di Sanremo è iniziata, i cantanti hanno cantato, le canzoni sono uscite, e ora la domanda è: chi vincerà? Secondo i sondaggi i favoriti sono Giorgia e Olly; ma cresce il consenso anche per Irama, Simone Cristicchi e Achille Lauro. E mai come quest’anno il consenso popolare è importante: la riforma elettorale che il Parlamento non riesce a varare, Carlo Conti a Sanremo invece l’ha fatta; e il nuovo sistema di voto in vigore da quest’anno garantirà al Festival una vittoria populista.
Come l’anno scorso, l’elezione della canzone vincitrice avverrà con un doppio turno carpiato alla sanremese, dove il risultato sarà deciso dal voto della giuria della sala stampa, giuria delle radio e televoto. Ma quest’anno, dei primi cinque classificati alla “Superfinale” di sabato notte non verrà specificato l’ordine, cioè nessuna classifica provvisoria che consenta di fare valutazioni sul “voto utile”. L’anno scorso per esempio, radio e sala stampa salvarono il paese dalla vittoria di Geolier (60 per cento delle preferenze al televoto) coalizzandosi con un voto responsabile in un Nuovo Fronte Popolare per Angelina Mango, che fu preferita ad Annalisa in quanto al primo turno aveva preso più voti della collega; con il sistema elettorale di quest’anno però un ribaltone del genere non sarebbe possibile, perché nessuno saprà chi avrà più voti di chi, e quindi sarà impossibile avere un vero ballottaggio, con conseguente dispersione dei voti.
Entra così in scena anche a Sanremo il “lodo Franceschini”: marciare divisi durante tutto il Festival, per poi fare alleanze solo sabato notte prima del voto finale. Prove tecniche di campo largo al Teatro Ariston? Per ora i cantanti negano; ma dagli staff trapela apprezzamento per la proposta. Ma chi potrebbe allearsi con chi? Manca “il nemico”: Olly è sicuramente un outsider che potrebbe spaventare i mercati in vista dell’Eurovision, ma Giorgia ha già detto di non volere per sé la vittoria: “Al Festival deve vincere un giovane”. Questo allontana l’ipotesi di una coalizione Giorgia-Cristicchi-Lauro (una sorta di Ulivo sanremese) e apre invece allo scenario più incredibile: un’alleanza Giorgia-Olly per il controllo e l’occupazione delle istituzioni musicali, che vedrebbe il giovane rapper genovese vincere il Festival ma lasciare che ad andare a rappresentare l’Italia in Europa sia la cantante romana: come se l’Ariston fosse Palazzo Chigi e l’Eurovision il Quirinale.
L’ipotesi sembra remota, eppure spaventa gli altri potenziali alleati: secondo i sondaggi, anche in caso di accordo nel collegio di Sanremo, la coalizione Irama-Cristicchi-Lauro non avrebbe i numeri sufficienti per battere l’alleanza fra Giorgia e Olly, che stravincerebbe. Ma due alleati così distanti, con storie e fanbase così diverse, che possibilità hanno di restare uniti? Secondo gli analisti, basterebbe una – per altro probabile – sconfitta di Giorgia all’Eurovision per far saltare l’alleanza prima dell’estate. A quel punto il presidente della Repubblica avrebbe due possibilità: o tentare la strada di un vincitore tecnico di Sanremo, magari proponendo il Premio della Critica come vincitore morale di tutta l’edizione; oppure si vedrebbe costretto a sciogliere l’orchestra e convocare un nuovo Festival della canzone italiana già a settembre, per dare un tormentone al paese in vista della nuova legge di Bilancio. In settantacinque anni, sarebbe il primo Sanremo anticipato.