Un'immagine scattata al Goodwood Festival (foto LaPresse)

Goodwood rivisitato

Michele Masneri

Compie venticinque anni il festival automobilistico d’epoca più araldico d’Inghilterra. Il nuovo Duca intanto espone a Roma

Ci mancava solo l’auto senza conducente. Le auguste aiuole di Goodwood House, residenza dei Duchi di Richmond nel West Sussex inglese, ne avevano viste di tutte, ma un’auto robotica mancava. Così la Siemens, colosso tedesco evidentemente immaginifico, ha appena sparato una sua Ford Mustang vecchiotta (1965) equipaggiata però con le migliori tecnologie robotiche, nella celebre collina di Goodwood. Prima auto senza conducente dunque nella storia del concorso partito 25 anni fa (concorso soprattutto di idee di questi vecchi lord per salvare il castello patrizio).

 

L’undicesimo Duca di Richmond, che da poco ha inaugurato il titolo essendo fatalmente rimasto orfano, sarà tutto orgoglioso di questa nuova trovata. Il Duca, che si chiama Charles Gordon-Lennox, fino a qualche mese fa era solo conte di March e Kinrara, e prima Lord Settrington, con la flessuosa onomastica aristocratica inglese: è comunque il padrone.

Di Goodwood, tenuta di circa cinquemila ettari nel Sud, una delle più grandi nel Regno Unito, con orti biologici, latifoglie e conifere, tutto messo a reddito, con tiro a segno, due campi da golf, corse di cavalli, un circuito automobilistico, l’aerodromo, la scuola di volo e il cricket, più un pratico store dove si può comprare di tutto, compresi maglioncini blu con lo stemma del casato in lambswool dei più puntuti.

  

I Gordon-Lennox (il cognome da lavoro basic dei Duchi, in attesa degli upgrade ereditari) sono stati tra i più industriosi aristocratici pur di non affondare tra le micidiali tasse di successione inglesi: nel 1702 il secondo Duca praticamente inventa il cricket e qui costruisce un primo campo (con manuale di regole poi diventato quello internazionalmente in vigore). Nel 1800 portano i cavalli e Goodwood comincia a ospitare le corse, e da allora ogni anno a luglio si svolge la Goodwood Week, la Glorious Goodwood che consiste in cinque giorni di corse: la Regina è una affezionata. Il golf è stato introdotto nel 1914 dai figli del quinto Duca. Mentre il nono Duca ha portato le auto appunto nel 1982. Appassionato d’auto, ha convertito il piccolo aeroporto privato della tenuta in una pista per macchine. Dal 1993 infine si tiene il “Goodwood Revival of Speed”, contributo dell’undicesimo Duca, il nostro: una specie di fritto misto di auto di tutte le età e tutti i tipi, con celebrazioni e giri di pista per tutti i gusti. Duecentomila visitatori l’anno, tutti addobbati a tema, birra e agnello, gastropub, e il blasone è salvo.

 

I Gordon-Lennox oltre che industriosi sono poco avvezzi a farsi schiacciare dal peso del passato. Tradizionalmente, nella complessa catena alimentare della Corona, il Duca di Richmond è quello che porta lo scettro durante l’incoronazione dei monarchi. A ogni giro di albero genealogico rischiano pure di perdere il maniero, che va al primogenito insieme al titolo (per gli altri, ciccia). Ma forse è questo l’incentivo che li ha resi industriosi.

E artistici: il nuovo Duca è anche pregiato fotografo; ha da poco esposto a Roma presso la galleria del Cembalo alcuni suoi scatti. Ha raccontato a Alain Elkann d’aver fotografato per “Vogue” e altre scintillanti riviste. Da ragazzo si è misurato anche col cinema, lavorando su un set che gli sarà risultato assolutamente familiare: quello di “Barry Lyndon”.

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