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Natale senza Maxxi

Michele Masneri

Tagliati i fondi al museo, perfino Virginia Raggi si dispiace

Vi piaceva il Maxxi, il museo di Zaha Hadid che garantiva agli incolpevoli romani di sentirsi, ogni tanto, fuori da un medioriente cespuglioso e invece in una città vagamente europea? Con le sue mostre, soprattutto d’architettura, i suoi incontri (Rem Koolhaas solo qualche giorno fa) era una delle poche (forse l’ultima) istituzione culturale romana in grado di competere col prestigioso estero e col bullismo milanese. Adesso naturalmente tutto questo finirà, perché nella manovra di fine anno i fondi per il museo sono stati falcidiati. Tagliati infatti 3 dei 4 milioni di euro che per legge ogni anno vanno al Maxxi e a un altro museo romano, la Galleria nazionale d’arte moderna. L’obiettivo è probabilmente quello di trasformare le due istituzioni d’alto livello (dunque da vituperare) in musei da squatter, musei partecipati e condivisi, stile Macro Asilo, per kollettivi e skappati di kasa. Il Maxxi poi ha il gravissimo torto di funzionare: nel 2018 ha prodotto, coprodotto e ospitato 9 importanti mostre collettive e personali tra arte, architettura, fotografia, design e fumetto; 12 focus sugli artisti e gli architetti della collezione e sugli archivi; 5 progetti speciali. I visitatori delle mostre sono stati oltre 200.000, con un incremento di oltre il 10 per cento dei biglietti e del 16 per cento degli introiti.

 

“Ci vediamo costretti”, ha detto la presidente Giovanna Melandri, “a ripensare e ridurre progetti e attività già programmati per il 2019. Chiederemo al ministero dei Beni culturali di rivedere una scelta che penalizza ingiustamente il Maxxi e Roma”. Una scelta talmente assurda che perfino Virginia Raggi se n’è accorta e a Natale ha espresso “rammarico”. Intanto il ministro Bonisoli ha convocato una grande giornata nazionale per l’arte contemporanea, il 28 gennaio. Si è tutti curiosissimi.

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