A spasso tra i ruderi
Non solo le “Vele di Calatrava”, che fare con gli edifici abbandonati?
Tra un po’ servirà una Ecomostro Film Commission. I ruderi urbani sono infatti sempre di più e vanno fortissimo come set di film, specialmente quelli a tema criminale. Come racconta Paolo Casicci di CieloTerraDesign per gli Open House Roma di quest’anno, il progetto annuale che racconta quello che della città non si vede, le vele abbandonate della città dello sport di Tor Vergata sono oggi ambite come fondale scenografico per storie dure di periferie come Suburra o l’imminente colossal Six Underground di Netflix. Le vele sono state varate in altri tempi, dalla giunta Veltroni nel 2005, quando tutte le grandi città italiane obbedivano al motto sarcastico di Rem Koolhaas in Junkspace, “Per ogni ruscello, il suo Calatrava”. Poi arrivò la grande crisi, la giunta Alemanno e le vele furono sostanzialmente abbandonate già dal 2010. Un grande rudere moderno, un’intelaiatura a forma di pinna di squalo visibile a chilometri di distanza e ribattezzate a furor di popolo “le vele di Calatrava”, risultano utili oggi per girare noir, data anche la vicinanza con Cinecittà. Il problema è che l’azienda Vianini Lavori fino a poco tempo fa ha monitorato lo stato di degrado del ferrocemento, che è ancora nei limiti, e anche esplorato la possibilità di una sua riconversione o in arena da concerti o in un grande orto botanico visitabile. Tuttavia per entrambe le ipotesi servono investimenti, che difficilmente il governo gialloverde e tantomeno la giunta Raggi esborseranno. Ma che fare dunque con tutte le grandi opere incompiute italiane? Abbattere o completare? Nessuna delle due ipotesi è a costo zero. Nemmeno quella di un parco archeologico degli ecomostri.