Archistar sovraniste
Sovietici e fascisti: Terragni contro Golosov, una mostra
Archistar fasce contro archistar sovietiche. Non è un reality show molto di nicchia ambientato nei Carpazi per volere di Putin, ma lo spirito di una mostra che a a Como, a San Pietro in Atrio, mette in scena un confronto architettonico e ideologico tra i meglio architetti del Ventennio con quelli dell’Urss: da un lato il Novocomum di Giuseppe Terragni e dall’altra il club operaio Zuev di Ilya Golosov, terminati entrami fra il 1927 e il 1930.
Si tratta dunque di un’analisi comparata fascio-comunista, curata dai professori Alessandro De Magistris (Milano, Politecnico) e Anna Vyazemtseva (Roma, Sapienza) per nulla azzardata: già all’epoca Terragni fu accusato dai conservatori italiani di eccessivo internazionalismo, cioè di bolscevismo architettonico, e l’analogia dello snodo plastico angolare del suo primo edificio, realizzato da venticinquenne in riva al Lario, con quello del club operaio moscovita, ne era la prova. E’ vero anche che la sala della rivoluzione fascista nella mostra del decennale (1932) allestita da Adalberto Libera e Mario De Renzi al Palazzo delle Esposizioni di Roma vedeva un Terragni gagliardamente pseudocostruttivista con spericolati fotomontaggi industriali su masse oceaniche tanto che su Casabella Edoardo Persico commenterà la sua fantasia come “terremotata”.
Del resto Mussolini era stato il primo capo di stato europeo a riconoscere l’Urss nel 1924 e a riaprire le relazioni diplomatiche, ma nulla di più. Il Novocomum era un condominio speculativo privato, il contrario di un club operaio, e il regime italiano conoscerà l’inizio della fine proprio con la campagna di Russia cui parteciperà lo stesso Terragni da volontario – morirà appena tornato, trentanovenne, divorato dai sensi di colpa per i commilitoni quasi tutti sterminati. Ma oggi, in tempo di sovranismi contrapposti e gemellati, tutto si tiene: così la mostra continuerà anche dopo l’estate, al Museo Schusev di Mosca.