(Foto LaPresse)

Gioielli romani in mostra

Michele Masneri

Un evento per celebrare le gesta di Bulgari, la dynasty di gioiellieri che ha segnato un'epoca

Oggi il precursore Sotirio Bulgari sarebbe respinto ovunque. Valacco, rifugiato in Grecia, poi emigrato in Italia, non avremmo avuto la meglio gioielleria romana se fossero stati applicati i decreti sicurezza. Adesso una mostra celebra invece le gesta della dynasty di gioiellieri, a Roma in due location non proprio secondarie, Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo. Tutto inizia nel 1884 con una bottega a via Sistina, nel quartiere dei turisti – dove un tempo i turisti erano un po’ meno scombinati di oggi – con oggetti e decori d’argento (qui in mostra, mascheroni e medaglie un po’ da Ermengarda) che incontravano il gusto allora trendissimo di un “ritorno celtico”. Seguono altri negozi, la decisione di cimentarsi nella produzione di gioielli veri e propri, Hollywood sul Tevere, il matrimonio di Tyrone Power e Linda Christian, tutti i momenti seminali di quella Roma lì.

  

Monica Vitti 


 

Come in tutte queste storie sartoriali mitiche c’è poi un pr araldico che dà la svolta narrativa, qui fu Dorothy Taylor, ereditiera americana, forse spia, amante di Gary Cooper, sposa del conte Dentice di Frasso, che fa conoscere Bulgari a tutti i ricconi americani (lei abitava a Villa Madama, ristrutturata da Piacentini, poi donata al suo amico Benito Mussolini, e di qui poi allo stato che oggi ci fa i meglio banchetti esteri). Dunque perfettamente filologica la location a Palazzo Venezia. Nella fatale sala del Mappamondo, dal cui balcone M. dichiarava esagitato le sue guerre, ecco gioielli che fecero epoca: la Lollo la Loren la Vitti la Mangano la Antonelli, tutte addobbate da queste pietre, esposte insieme a foto e abiti e video (tante pietre pazzesche, prese non dalle miniere ma, con strategia astuta, dai maragià indiani impoveriti dalla perdita dei regni con l’indipendenza; avevano comprato ai tempi d’oro da Cartier, adesso negli anni Cinquanta smontavano e svendevano quelle gemme agli italiani).

 

Elizabeth Taylor


 

Nella sala delle Battaglie – coi grandi medaglioni a indicare i luoghi sacri della Grande guerra, secondo il restauro fascio del 1924 – Buccari si confonde un po’ con Bulgari, tra il profumo della maison spruzzato nei saloni fatali anche molto persistente, spingendo a riflessioni (ah, se si fosse investito in poli del lusso e in oro e platino invece che in dementi patti d’acciaio. La casa romana è stata comprata dai francesi di Lvmh nel 2012).

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