(Foto Wikimedia Commons)

Un palazzo e le sue mostre

Michele Masneri

La due giorni che si conclude oggi a Venezia spiega come la storia di Palazzo Grassi è anche autobiografia dell’industria italiana

Palazzo Grassi non è solo Pinault e, per i più attardati, Agnelli. C’era tutto un mondo anche prima che il leggendario bastione artistico veneziano sfornasse mostre globali targate Gae Aulenti e Fiat e oggi diventasse avamposto di Francia con la fondazione del magnate dell’abbigliamento lussuoso.

 

Lo spiegano alla due giorni intitolata appunto “Palazzo Grassi e la storia delle sue mostre - Una linea eccentrica dell’arte italiana”, aperta ieri e che si conclude oggi a Venezia. Curata da Stefano Collicelli Cagol, della Quadriennale di Roma, ripercorre “la storia dello spazio espositivo dagli anni Sessanta agli Ottanta”, come spiega al Foglio: “E’ la seconda parte di un percorso avviato l’anno scorso che parte dal 1951 con l’acquisto del palazzo da parte dell’imprenditore Franco Marinotti”. “La famiglia Marinotti aveva aperto il centro internazionale delle arti e del costume sponsorizzato dalla Snia Viscosa, l’azienda che produceva fibre artificiali di cui erano azionisti” (e guidata a lungo da Marinotti). “Questa seconda parte riguarda il periodo successivo alla morte di Marinotti e dopo le grandi collettive, quando diventa centrale l’arte contemporanea con leggendarie mostre come quella su Michelangelo Pistoletto del 1976 curata da Germano Celant”. La storia di Palazzo Grassi è anche autobiografia dell’industria italiana: la Snia, a cui apparteneva il palazzo, fu infatti fondata da Riccardo Gualino, passò poi tra gli altri alla Montedison, poi alla Fiat, e infine a Gnutti, il bresciano dei furbetti del quartierino. Pinault rilevò e rilanciò il palazzo nel 2005. “Uno spazio che per settant’anni ha sempre ospitato attività culturali con vocazioni diverse”, spiega il direttore operativo di Palazzo Grassi, Mauro Baronchelli. “Dopo la proprietà Snia, il palazzo fu sede di un Centro di cultura voluto da una cordata di industriali veneti, e poi passò alla Fiat”. Ma non c’era solo l’arte; il palazzo, nelle intenzioni di Marinotti e poi del figlio Paolo che lo diresse, divenne anche sede di sfilate. Così il primo giorno di studi ieri è stato dedicato proprio alla moda, con interventi tra gli altri di Maria Luisa Frisa dello Iuav. Oggi si parlerà invece di arte. La prossima puntata, sugli anni ruggenti dell’Avvocato.