Design da manuale
Esce ora un libro di Domitilla Dardi e Vanni Pasca, che ha l'ambizione di sostituirsi al longseller di Renato De Fusco
Oggi la nozione di design è talmente straripante da aver perduto il suo specifico disciplinare, sempre più persone se ne occupano con conseguente boom di corsi universitari e master – e crollo di iscrizioni nelle facoltà di architettura –, viste anche le nuove possibilità aperte dalle stampanti 3D a chiunque voglia progettare che poi è la traduzione del verbo “to design” guarda caso. Per orientarsi dunque in questo settore sempre più in voga, esce ora un libro di Domitilla Dardi e Vanni Pasca, Manuale di storia del design (Silvana editoriale, 30 euro) che ha l’ambizione non dichiarata di sostituire la classica Storia del design (1985) di Renato De Fusco, longseller Laterza tradotto in molte lingue e più volte aggiornato, ma forse troppo legato a una visione semiotico-linguistica oggi superata. L’impostazione di Dardi e Pasca, che sono rispettivamente curatrice di design del MAXXI di Roma e professore di storia del design a Palermo e allo Ied, è piuttosto anglosassone, vale a dire tenta di condensare in forma il più possibile concisa e chiara una vita intera trascorsa fra studi settoriali. Il primo dei nove capitoli parte infatti dall’Inghilterra della rivoluzione industriale segnata dalla macchina a vapore che James Watt realizza nel 1763-1775 e in cui emergono via via i vari Paxton, Pugin, Ruskin, Morris e Mckintosh.
Il rapporto d’amore e odio fra arte e industria procede poi per la ricostruzione del Werkbund in Germania (1907) dalle cui ceneri nasce la Bauhaus, e così via fino alla produzione di massa, il dopoguerra, le rivoluzioni culturali, il Made in Italy fino al marasma del XXI secolo, quando cioè le gallerie d’arte come la Gagosian, fra altre, ha aperto la sua sezione di design vendendo prototipi come pezzi unici o opere d’arte: “Oggi potremmo senz’altro affermare che i nuovi progettisti ambiscono a essere presenti tanto nei supermercati, quanto nei musei. Questo vuol dire che le barriere disciplinari hanno decisamente sfumato i loro confini; ma significa anche che la figura del designer ha subito una trasformazione nel tempo, così come sono mutate le reti distributive”. Lo sforzo selettivo è stato notevolissimo anche perché ci sono moltissimi riferimenti e box dedicati all’arte, al costume e all’architettura – vedi ad esempio quello dedicato ad Adolf Loos che riunisce tutte e tre queste sfere – così come in seguito agli architetti radicali, fino al narrative design più recente. Il libro verrà presentato dagli autori il prossimo venerdì 22 alla Feltrinelli di via Pasubio a Milano.