Tra gli anniversari di questi giorni fatali, anche la fondazione di Brasilia, la fatalissima città-esperimento del modernismo australe. Stesso giorno di Roma, 21 aprile, però qui nuovissima, solo 60 anni. Fu costruita come leggenda narra in quattro, con gli sforzi di Lucio Costa e del suo allievo poi archistar non solo australe Oscar Niemeyer. Anche, partecipazione d’italiani augusti, come Pierluigi Nervi, che fece la nostra ambasciata, incaricato da Pietro Nenni ministro degli Esteri (Nenni vs Di Maio, che confronti). L’orgoglio brasileiro era democratico e architettonico, come ricordò il fondatore Costa alla Triennale di Milano del 1964 con l’esposizione “Riposatevi”, fatta di amache provocatorie, per dire anche ai milanesi che i brasiliani son quelli della pennica, sì, ma anche quelli in grado di costruire una capitale dal nulla in quattro anni. Ma poi, per sfiga suprema, proprio allora prese il via la micidiale dittatura. Corsi e ricorsi: oggi, a Brasilia, città che sarebbe ideale per i distanziamenti sociali, Bolsonaro arringa le folle ad ammassarsi, contro il sottovalutato virus (che però in Brasile miete già 40.000 contagi).
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE