Al Forte senza plexiglas
Ville piene, hotel chissà. Parla il proprietario dell’Augustus, leggendario hotel che fu casa Agnelli. I 45 anni di “Vestivamo alla marinara”
No, il plexiglas no. “Col plexiglas la spiaggia sembrerebbe una friggitoria”, dice Vittorio Maschietto, detto Titti, gagliardo signore 78enne dalla duplice natura. Urbanista di suo, e per caso anche erede di uno dei miti di Forte dei Marmi, cioè l’hotel Augustus, che è poi la casa Agnelli di “Vestivamo alla marinara”. La ex villa Agnelli suo padre albergatore la comprò dall’Avvocato nel 1969 “a cancelli chiusi”, perché “così facevano”, la prima famiglia italiana, “stufi dei conti del telefono esorbitanti, delle bollette, dei cugini che si piazzavano per tre mesi”. Poi è diventato un albergo di super lusso, ma di lusso non appariscente, del genere che utilizza ancora le chiavi e non le card plastificate, insomma. Figuriamoci se poteva mettere dunque le paratie in plexiglas il suo proprietario-architetto, che ha restaurato anche la villa Pesenti, della dinastia del cemento, nello stesso compound.
Niente plexiglas dunque per queste vacanze 2020 che si avvicinano mentre siamo tutti stanchissimi come se fosse già Ferragosto, a botte di Zoom. “Noi apriremo il 19 giugno, con la metà delle camere”, dice Maschietto. Dunque una cinquantina su 107. La clientela per ora ha prenotato, “molti sono clienti affezionati, tutti comunque stranieri, nessun italiano”. “Temiamo però le disdette. Dipende da chi riuscirà ad arrivare, a raggiungerci. L’aeroporto di Pisa per ora è chiuso”. Meglio andrà per i clienti europei “che verranno in macchina”. Chissà i russi.
Intanto però ricordi: la villa si chiamava Costanza come la moglie dell’ammiraglio Morin, ministro della Marina dell’era Crispi; perché quella zona del Forte, prima delle villeggiature, era stata data come tfr ai prodi militari del Regno – la zona poi detta Roma Imperiale, quella delle meglio ville. Lì si tennero le avventure dei ragazzi Fiat, il “don’t forget you are an Agnelli” della governante inglese, è anche epoca di anniversari, il libro – si dice con pesante e sofisticato editing di un genius loci versiliano, Cesare Garboli, fidanzato di Susanna Agnelli – uscì nel 1975, con enorme successo di lettori che volevano sapere come si vivesse da Agnelli. Garboli, figura abbastanza atipica di intellettuale italico fitzgeraldiano, fu un altro testimonial del Forte. Figlio di un grande costruttore e sindaco di Viareggio, si ritirò a vivere a Camaiore dopo il delitto Moro. Oggi la sua casa, molto celebrata anche nel “Cesare” scritto dalla compagna Rosetta Loy (Einaudi), è un bed and breakfast di lusso, per chi volesse fare dell’estate 2020 un pellegrinaggio a tema. Ma a casa Agnelli, anche, un tunnel: unico di tutta la Versilia – che serviva ai pargoli per sbucare direttamente al mare.
“Negli anni Trenta, il Duce coltivava l’idea di fare un grande vialone imperiale che da Genova arrivasse fino a Viareggio, e nemmeno gli Agnelli possono farci nulla e vengono espropriati del terreno”, dice Maschietto. Così, ecco l’idea del sottopasso, per non dover attraversare l’Aurelia. Altri privilegi, mentre a Roma si faceva una legge per far fare due anni in uno alla piccola Suni (altro che favoritismi pro Fca). Nel lotto “a cancelli chiusi”, il padre di Maschietto che comprò la villa trovò anche la rimessa dell’idrovolante, dove il povero Edoardo papà dell’Avvocato soleva arrivare via mare da Genova (e proprio di idrovolante perì, giovane). L’hangar è diventato poi discoteca leggendaria, il Bamba Issa, disegnato da Maschietto insieme ai suoi sodali degli Ufo, gruppo dell’architettura radicale fiorentina, con cammelli e tutto. “Bamba Issa era il nome di un’oasi che stava in una storia di zio Paperone. Zio Paperone si cucina ogni giorno un uovo contando i minuti con una clessidra, finché un giorno brucia l’uovo e la clessidra viene buttata via. Cominciano allora ad andargli male tutti gli affari. Paperino viene allora spedito nell’oasi a cercare la speciale sabbia rossa per costruire una nuova clessidra, che si trova solo nell’oasi di Bamba Issa. I cammelli fungevano anche da divani, e per fare la sabbia arrivavano ogni giorno degli operai con dei sacchi di pallini di polistirolo rosso – qualcuno, molto schiarito dal sole, lo ritroviamo ancora oggi facendo dei lavori. C’è una foto che ritrae i cammelli che dall’immaginaria oasi viareggina vanno verso il mare”, racconta Maschietto.
E’ più facile che un cammello… però, con la Fca anglo-americano-olandese, mondi finiti – e qualche settimana fa è morto pure Nicola Caracciolo, ultimo dei tre fratelli principeschi. Mentre al Forte, anche la mamma dell’Avvocato, dopo il tragico incidente di aeroplano, si faceva consolare da Curzio Malaparte, che qui alloggiava a villa Hildebrand, già appartenuta al celebre scultore, e proprietà del professor Baltus, un belga. Il senatore Agnelli non vede per niente bene quella storia tra la nuora e il direttore della sua Stampa, e spedisce Malaparte in un confino più isolato; tenta anche di toglierle la patria potestà, ma lei prende un treno e va a Roma da Mussolini – c’è tutto in “Vestivamo alla marinara”. Mentre Malaparte tornerà al Forte negli anni Cinquanta con l’idea mai realizzata di creare un night club, per cui disegna tutto, financo i piatti e i menu.
Garboli, Agnelli e Malaparte sono i più grandi testimonial (dopo d’Annunzio e prima dei Vanzina, ovviamente) della Versilia, e del Forte, di quella spiaggia già araldica e mai propriamente assembrata, anche perché le tende - ombrelloni, mai - costano un capitale. “Adesso mi dicono menagramo”, dice Maschietto; “ma io già l’anno scorso le avevo ridotte, da 75 a 50. Troppo affollamento. Quest’anno ce ne saranno solo 40”. E la piscina, magnifica, studiata dall’architetto in un beige dello stesso colore della sabbia del Forte, “sarà aperta. Rispetteremo le distanze, ma più di questo che possiamo fare? Coi bambini sarà difficile. Poi ci sono le ville, per chi è disposto a spendere micidiali cifre: “sono otto, una con piscina privata”. In generale, al Forte, le ville sono prese d’assalto, quest’estate.
Come in altre oasi: a Sabaudia, per vacanze di altri eredi Agnelli, quasi cent’anni dopo, nel “Magari” di Ginevra Elkann, uscito ieri non al cinema causa Covid ma su Raiplay; lì tutto più sgangherato, e Sabaudia d’inverno non è la Versilia d’estate. Tanti bambini anche lì, però. E nella realtà molte richieste: a Sabaudia, in quest’estate della fase 2, pare che il sogno di una villa venga via per non meno di 12 mila euro al mese (mentre un film da “Vestivamo alla marinara” non si fece mai, anche se c’era la sceneggiatura già pronta: l’Avvocato alla fine non volle).