Terrazzo
Moda rigorosa, con note
Una nuova rivista semestrale "scientifica" e glamour
Fare un magazine di moda con la precisione di una rivista scientifica, e fare una rivista universitaria, con note e tutto, in carta patinata e con un risultato molto glamour. Accoppiamenti giudiziosi: il risultato è un oggetto sontuoso e bizzarro come “Dune”, rivista appunto di moda che nasce dallo Iuav di Venezia, diretta da Maria Luisa Frisa. Tiratura di duemila copie, due numeri all’anno (sta per uscire, a novembre, il secondo), prodotta e distribuita da Flash Art. “Perché la moda non riguarda cosa devo mettermi quest’anno, se il tacco dodici o la scarpa flat, ma si presta per sua natura a riflessioni più profonde”, dice la Frisa al Foglio. “Per esempio sulla trasformazione dei corpi, di cui si è fatta portabandiera e che registra più velocemente. La moda su questi temi fa un’indagine magari utilitaristica, e però la fa arrivare a un pubblico molto ampio”. “Ogni numero è monografico: il primo, dedicato alla ‘camera oscura’, alla ‘dark room’, perché chi si occupa di moda all’università non è necessariamente né bacchettone né frivolo”. Il secondo, si intitola “Manifesto”. Interessante il modello di business: non c’è pubblicità ma dei “donors”; dei mecenati.
L’editore Flash Art ne assicura la distribuzione nei posti giusti (per dire: 10 Corso Como a Milano, Marco Polo a Venezia, Gucci Garden a Firenze, Do you read me?! a Berlino, Under the cover a Lisbona e Casa Magazine a New York…). E poi, come una rivista scientifica, appunto, si cercano collaboratori, tramite una call of paper, un concorso di idee per ogni argomento, “ti arriva qualcuno con uno svolgimento che tu non avresti mai pensato. In questo modo conosci anche persone nuove che sono fuori dal tuo radar. E poi gli articoli vengono selezionati da revisori che sono anonimi e misteriosi. Quindi vagliati da due revisori che ne fanno una review, anonima e rigorosa, senza sapere chi sia l’autore”. Solo alla fine di questo complicato percorso l’articolo apparirà (e certo, sarebbe divertente applicare la stessa procedura ai giornali “normali”, forse, anche solo per vedere l’effetto che fa).