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Una milanese a Roma
Il nuovo libro fotografico dedicato a Roma
E’ un piccolo ma denso libro fotografico che si intitola “Never Walk on Crowded Streets”, di Giovanna Silva (Nero edizioni) e ritrae Roma pre e post lockdown: c’è tutto, dalle rovine agli incroci, dalle buche alle uniformi di plastica dei centurioni, dalle Poste di Adalberto Libera all’elefantino del Bernini, passando dal Corviale e dall’aeroporto di Centocelle, i camioncini dei Tredicine, i palazzi a specchi di Passarelli a via Campania, le baracche di Porta Portese e le colonne del Pantheon, con accoppiamenti e contrapposizioni surreali che restituiscono una città placidamente tropicale, vagamente postmoderna.
“Odio le persone e non le fotografo mai”, dice Silva al Foglio; Roma col lockdown era il posto giusto per te, decisamente. “Adesso sono una guida perfetta, conosco la città meglio dei romani, che non escono dal loro quartiere, soprattutto quelli del Pigneto non li muovi neanche con le bombe”. Ma si sa, il Pigneto è un mondo a parte. Il libro è frutto di lunghe camminate, armata solo di un iPhone (“rende tutto non solo più leggero, perché facevo anche trenta chilometri al giorno, a piedi appunto, dunque non potevo portarmi appresso una vera attrezzatura. Ma è anche più semplice e intimo, per scattare senza essere visti”).
Partendo dall’American Academy sul Gianicolo, lì borsista per questo progetto, Silva è andata ovunque a piedi (tranne che a Ostia). E il pellegrinaggio romano l’ha trasformata, dice. Sei una dei milanesi che hanno scoperto Roma col lockdown. Tipo viaggio a Cuba. “E’ banale, lo so, ma la luce di Roma mi ha reso in qualche modo una persona romantica. Ma spero di tornare presto la cinica di sempre. Ho capito anche che il mio frenetico viaggiare era dovuto al mio non star bene a Milano”.
Al centro del libro, un piccolo inserto con un testo di Alberto Savinio, autore prediletto, anche della frase del titolo, “mai camminare in strade frequentate”, citata da Pitagora. E nell’inserto saviniano, una definizione eccellente dei Parioli: dove “Nulla ricorda Roma. Questo medesimo quartiere, così com’è, lo si potrebbe staccare da Roma e appiccicarlo a Montevideo, a Barcellona, a Auckland. Proverbialmente si dice che a Roma non si lavora. Lo smentisco questo proverbio. Ma se a Roma io lavoro è perché io, pur stando a Roma, non sto a Roma: sto a Montevideo, sto a Auckland: sto al quartiere Parioli”.