La Penisola della Giudecca
Allo spazio Punch Augusto Maurandi e Giulia Morucchio hanno organizzato Penisola, primo evento post pandemia: “Abbiamo analizzato i progetti editoriali del 2020 e creato la mostra con quelli più interessanti”. Si parte dai libri fotografici e si arriva all’esposizione. Dall’editoria all’exhibition (solitamente avviene il contrario)
La Giudecca è un posto particolare, c’è il carcere maschile, la casa di Elton John, il Milan Club che sembra il set di un film con Abatantuono, l’Hilton con rooftop bar e piscina (nell’unico edifico neogotico-industriale di Venezia), la pasticceria dell’Harry’s coi camerieri in doppiopetto di lino bianco accecante e, sul retro verso la Laguna sud, esempi di vissuta edilizia popolare progettata dalla crème: Gino Valle, Alvaro Siza, Carlo Aymonino e Aldo Rossi. La mattina le signore, coi loro carrellini, prendono il bateo da San Basilio e attraversano il canale per andare a comprare il pesce (a quanto pare costa meno).
Un po’ di respiro dal resto della città dove i turisti ricominciano a bloccare i ponti coi selfie stick. Infilandosi nelle calli di mattoni screpolati – qui nell’Ottocento c’erano distillerie e birrerie – si arriva allo spazio Punch. Esiste da dieci anni e dà su un bel giardino con palme e gatti randagi. Augusto Maurandi e Giulia Morucchio hanno organizzato Penisola, primo evento post pandemia. “Abbiamo analizzato i progetti editoriali del 2020 e creato la mostra con quelli più interessanti”, hanno detto. Si parte dai libri fotografici e si arriva all’esposizione. Dall’editoria all’exhibition (quando solitamente avviene il contrario).
Su un mobiletto un po’ sottsassiano si possono sfogliare libri e riviste che hanno acceso la scintilla, tra i migliori marchi dell’indie cool editoriale: Humboldt Books, Mack, Yard Press, Alla Carta. “Ci siamo chiesti come si guardano le fotografie, ero stufo di vedere le foto come se si fosse in una mangiatoia per galline”, dice Maurandi al Foglio. Scheletri d’acciaio per i profili di cartongesso creano tridimensionalità e ammiccano al look industriale dell’edificio. Due scatti di Paolo Roversi, decenni di Vogue alle spalle, in live box retroilluminate di mobili brianzoli Poliform, tratti dal volumone che festeggia l’azienda (non avendo potuto fare veri party per il cinquantenario). Le foto in bianco e nero del ritrattista spezzino Jacopo Benassi illuminano angoli e muri, anonimi ma profondamente giudecchini. Sono attaccate a un muro bianchissimo strappato da un altro edificio e appoggiato su quello scrostato dello stanzone (muri su un muro su un muro). “L’ho accompagnato a scattare e quando trovava qualcosa che gli piaceva PUM! con l’obiettivo si metteva a sparare ai muri”, continua Maurandi.
In ogni angolo come tante mini-mostre c’è autonomia per ogni artista. Mario Cresci riprende un suo lavoro degli anni 70 sui contadini della Basilicata e scatta cento silhouette di statuine di stagnola fatte da un bambino autistico – sembrano sagome di archetipi animaleschi mesoamericani – sistemandole in orizzontale. Matteo Balsamini ha visitato le aziende italiane mentre convertivano la filiera per l’emergenza sanitaria: Bulgari, Ferrari, microscopi, un elegante respiratore col cavallino. Francesca Gardini scatta volti di ragazzini dopo che gli si è chiesto “fai la faccia di Pinocchio appena diventa bambino”. Cartoline piccoloborghesi un po’ ghirresche dell’amatoriale postumo Alberto di Lenardo vengono proiettate sul plexiglass ondulato come diapositive: scampagnate di famiglia attraverso il finestrino di un’auto, tovaglie a San Marco dietro la lente di un occhiale da sole, signore che si incremano allo stabilimento balneare.
E infine vediamo uno scatto di Giovanna Silva, un busto bianco di Togliatti su sfondo geometrico soviet, riprodotto varie volte, appiccicato come fosse un manifesto lungo una strada. Sopra son montate altre immagini della città russa dedicata al segretario del Pci – tra cui giovani che fanno il bagno, acqua e piscine topos adorato dalla fotografa-editrice, e parcheggi deserti.
Un bel ragionamento su editoria e fotografia. Da libro a installazione. Quasi performance.