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TERRAZZO

Verticale veneziana. Le fotografie di Fulvio Orsenigo in mostra alla fondazione Wilmotte

Giacomo Giossi

Il fotografo milanese espone i suoi scatti a Venezia in cui la profondità degli elementi architettonici si mischiano in assoluta sintonia con il paesaggio naturale

Italo Calvino aveva uno sguardo preciso sulle città, si sa, ed è quasi ovvio ribadirlo, perché sapeva cogliere lo specifico visibile là dove l’ovvio accecava anche gli occhi più lucidi e attenti. E su Venezia aveva subito colto la centralità dell’acqua, elemento in più oltre che di diversità rispetto alle altre forme urbane. L’acqua come pungolo alla pigrizia di chi proviene dalla terraferma: lo scarto inaspettato di una porta che si apre su un campo, ma anche direttamente su un canale. La città cambia forma e si moltiplica divenendo così il doppio di se stessa.

Fulvio Orsenigo, fotografo di architettura – ovvero in un certo qual modo fotografo di tutto –, nato a Milano e veneziano d’adozione, sembra aver assorbito lo sguardo di Italo Calvino, così come quello degli isolani. Già nel 2005 con un progetto come Porto di Venezia aveva colpito per l’originalità e per la torsione con cui agiva lavorando su un ambito molto discusso quanto poco noto della città. Ora ancora di più, con l’esposizione Venise Verticale, Orsenigo affronta direttamente la città storica riuscendo nell’impresa del rendere visibile un oggetto così ossessivamente fotografato da aver perso ogni forma d’aura. Orsenigo capovolge lo sguardo e l’occhio diventa verticale mostrando la profondità degli elementi architettonici in assoluta sintonia con il paesaggio naturale. Venezia dà così corpo a un movimento perpetuo tanto utopico quanto radicalmente concreto. La verticalità diviene il riflesso immaginifico di un corpo vivo che lungi dall’imporre la propria presenza plasma invece il paesaggio facendosi a sua volta modellare. La verticalità è un gioco di specchi che trasforma l’irreale in presenza concreta. Fulvio Orsenigo fa del doppio il tratto peculiare ed essenziale di un corpo urbano che si mostra e si nasconde ad ogni sguardo come avvolto in un magico processo di rinnovata magia.

Le 16 stampe che compongono Venise Verticale alla galleria della Fondazione Wilmotte non sono che il preludio di una possibile riscoperta della città che con continue rifrazioni si ripropone quando, una volta ripresa la strada della fondamenta dell’Abbazia, ci si ritrova immersi in una sorta di stato di lieve incoscienza, tra la luce di inizio febbraio e lo sciabordio ovattato della riva che accompagna fin dentro il labirinto delle calli. La piccola e al tempo stesso potente esposizione di Fulvio Orsenigo offre la cifra di una città che al pari di Parigi non finisce mai perché l’intimità del suo corpo prende forma nel suo continuo ed erotico movimento.

 

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