Il Padiglione Italia all'Expo di Dubai (Ansa/Massimo Sestini Ufficio Stampa)

Terrazzo

Alla scoperta dell'architettura soffice made in Italy all'Expo di Dubai

Manuel Orazi

Il Padiglione Italia dedica una settimana all'architettura soffice per celebrare la Regione Marche: protagonista la startup innovativa di Alberto Fiorenzi che ha messo a punto un rivoluzionario tessuto

Nella settimana – questa – che il Padiglione Italia all’Expo di Dubai dedica alla Regione Marche, va in scena l’architettura soffice. Alberto Fiorenzi, fondatore della startup I-Mesh di Numana, che ha messo a punto un rivoluzionario tessuto tecnico con cui è rivestita la “passeggiata” dell’Expo, crede nella possibilità di un’architettura morbida, riciclabile, ventilata, forse perché la sua azienda è davanti al Mare Adriatico dove il filo è tutto (vele, corde, reti), ma anche perché per anni ha fatto ricerca insieme al compianto architetto e designer Cristiano Toraldo di Francia, che ha trascorso metà della sua vita nelle Marche.

Sin dai tempi di Superstudio, la neoavanguardia fiorentina che non smette di essere riscoperta, Toraldo si è interessato più al software che all’hardware, al soffice dell’architettura invece che al duro della tecnologia. Del resto sin dai tempi di Gio Ponti la nostra architettura moderna è passata soprattutto per l’estensione dell’abitazione: sin dall’editoriale del primo numero di Domus (1928), Ponti avvertiva che “dall’interno la casa all’italiana riesce all’aperto con i suoi portici e le sue terrazze, con le pergole e le verande, con le logge ed i balconi, le altane e i belvederi, invenzioni tutte confortevolissime per l’abitazione serena e tanto italiane che in ogni lingua sono chiamate con i nomi di qui”. Ora sarà pure un caso che l’editore dell’Editoriale Domus, Gianni Mazzocchi, fosse marchigiano, e che Ponti sia stato il primo a pubblicare i radicali fiorentini negli anni Settanta, ma certo l’architettura morbida dopo un periodo di incubazione è diventata un comparto di esportazione.

Nel docufilm, realizzato da Cristiana Colli e Francesca Molteni, che verrà proiettato per la prima volta giovedì, oltre ad alcuni professori di architettura e design della Scuola SAAD di Ascoli Piceno (Gabriele Mastrigli, Luca Galofaro, Federica Ottone), compaiono anche Benedetta Tagliabue, Kengo Kuma e il professore tedesco Werner Sobek spiegherà quanto questi nuovi materiali, spesso ricavati da materiali di scarto, siano fondamentali per abbassare naturalmente le temperature degli spazi aperti specie alle latitudini del golfo, ma non solo, visto che la scorsa estate in Sicilia si è toccato il record storico di temperatura nell’emisfero nord. Sobek è stato allievo diretto di Frei Otto, fondatore dell’istituto per le strutture leggere all’Università di Stoccarda e celebre per l’immaginifica copertura dell’Olympiastadion di Monaco del 1972, praticamente un grande tendone.

E’ insomma uno specialista in materia e anche per questo è stato scelto per ricoprire e attrezzare tutti gli spazi aperti dell’Expo in corso, utilizzando molti prodotti I-Mesh in carbonio, che resteranno anche dopo la fine della manifestazione permettendo nuovi e diversi usi. Perché, come amava ripetere Toraldo, il nomadismo sarà permanente nell’era del tempo libero e della digitalizzazione del lavoro, bisogna attrezzarsi con leggerezza.

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