Enrico Letta (Ansa)

Terrazzo

Agenda Draghi, Instagram Calenda: consigli (non richiesti) a Letta per un campo largo social

Giulio Silvano

Se un millennial o un giovanissimo Gen Z dovesse incappare nel profilo Ig del segretario dem cosa penserebbe? Non che basti un post per vincere le elezioni, ma considerati i sondaggi, anche un voto in più può fare la differenza, no? Da qui al 25 settembre c’è tutto il tempo per imparare

Caro Enrico Letta, abbiamo capito che l’elettore tipo del Pd è un ottantenne che compra i giornali del Gruppo Gedi, guarda “SuperQuark”, dà l’elemosina ai sans-papiers davanti alla Coop e probabilmente non ha mai fatto doomscrolling su Instagram per tre ore e mezzo aspettando il bonus Covid partita Iva. Ma, con tutto il male che può celarsi dietro Meta e robo-Zuckerberg, se ormai lei un profilo Instagram ce l’ha, non pensa che potrebbe essere utile usarlo per la campagna elettorale? Non che un social possa far vincere un’elezione – hanno chiuso Cambridge Analytica, per fortuna – ma in questa lotta Sith Vs. Jedi che si sta delineando nel nostro paese, qualcosina in più sarebbe utile per non far trionfare le forze oscure, no? Certo, si possono fare tutti i discorsi agambeniani sul caso, criticare il device e accettare che “the medium is the message” – può davvero un social network essere di sinistra, anzi, socialdemocratico? Ma è come con la scaramanzia, uno non ci crede, ma sotto una scala meglio comunque non passarci, no?

 

Se un millennial o un giovanissimo Gen Z dovesse incappare nel suo profilo, cosa penserebbe di tutte quelle foto croppate male, dei repost screenshottati, della scarsa frequenza di pubblicazione dei post, della cacofonia di font, della palette cromatica così incoerente? Giallo, rosso, amaranto, verde, blu. Dopotutto ha anche un discreto numero di follower, 82.000, sa quante book-influencer si sognano quei numeri? E poi dov’è la pancia? L’unica nota un po’ umana è la foto profilo con il suo volto appiccicato a un omino di Subbuteo del Milan. Che stona tantissimo però col tentativo di seria ufficialità della bio: “Presidente @jacquesdelorsinstitute”. Sembra più un’immagine da chat privata per il calcetto del giovedì.

Guardi il suo ormai ex alleato Carlo Calenda: penso che un buon 1 per cento Azione l’abbia conquistato solo con le stories delle vacanze in Grecia, dove leggeva Omero in versi ai figli comunisti davanti alla porta dei Leoni. Ho amici che si sono iscritti al partito di Calenda per le risposte che dava ai commenti sui social, al modo in cui andava in giro per Roma quand’era candidato sindaco, tipo Comizi d’amore ma sul degrado delle periferie in Lacoste. Quanto è contemporanea la schiettezza con cui spara opinioni chiare? E quanta empatia creano le foto con sua moglie? Ok che lui viene dal cinema, che ce l’ha nel sangue la sceneggiatura, il ritmo, l’inquadratura, lo storytelling. Ha fatto l’attore bambino, in famiglia respirava quella roba lì. E’ avvantaggiato, ma potrebbe farsi insegnare qualcosina, caro Segretario. Ripeto, non che basti un buon profilo Ig per vincere le elezioni, ma considerati i sondaggi, anche un voto in più raccattato grazie a un Reel può fare la differenza, no? Da qui al 25 settembre c’è tutto il tempo per imparare un po’ a giocare con questo infernale ego-celebrativo mezzo che ha reso dipendenti noi under quaranta, per il bene dell’Italia, per il nostro futuro di agende Draghi. 
 

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