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Anche il container è sostenibile e sceglierà la barca a vela
Le navi cargo dovranno trovare sistemi alternativi ai motori diesel, e così sono arrivate le startup con le loro visioni. Il Guardian la definisce una "piccola utopia"
Anche i container finiranno per fare downshifting e sceglieranno la barca a vela, d’altra parte la transizione non risparmia certo questi totem del mondo piatto, che quando si muovono attraverso i continenti generano il 3 per cento delle emissioni CO2. Le agenzie delle Nazioni Unite hanno imposto alle compagnie marittime di scalare la marcia, di abbattere i numeri: meno 40 per cento di emissioni entro il 2030, meno 70 per cento entro il 2050. Nei prossimi anni le navi cargo dovranno trovare sistemi alternativi ai motori diesel, e così sono arrivate le startup con le loro visioni: facciamo come una volta, andiamo a vela. Il Guardian l’ha definita una piccola utopia, il fatto di rimpiazzare i motori delle enormi portacontainer con alberi e vele, ma i siti specializzati in design sono pieni di render e prototipi che solcano mari in 3D, perché finora di reale non è successo un granché. Ma, appunto, c’è chi investe.
Michelin ha coinvolto il velista Michel Desjoyeaux per il progetto Wisamo (Wings Sails Mobility) che dovrebbe ridurre il consumo di carburante delle navi del 20 per cento e, soprattutto, è plug and play, in teoria gli alberi si montano su tutte le navi, anche quelle già esistenti. Alcuni obiettano che una nave cargo non è fatta per montare un albero – di solito sono quattro o sei – alto quaranta metri, che occorre intervenire sulla struttura per dare stabilità e vera efficienza al sistema. Wisamo è un sistema ibrido, utilizza il vento come supporto, e nei video su YouTube è molto bello da vedere: le vele si alzano con un compressore, si gonfiano, la nave parte.
Gli alberi sono telescopici, perché bisogna tener conto che le portacontainer devono passare sotto i ponti (senza smontarli, in Amazon avranno discusso la faccenda) e, quando sono in porto, durante le fasi di carico e scarico, non devono essere di intralcio alle gru. La svedese Wallenius Marine sta progettando un veliero in grado di trasportare settemila automobili attraverso l’Oceano Atlantico, impiegherà quattro giorni di navigazione in più, ma consumi zero.
E’ un settore, questo, in cui le idee imprenditoriali non nascono nei garage, ma lungo i piers, sui moli della Bretagna, come è successo ai fratelli Olivier e Jacques Barreau, appassionati di kitesurf a Paimpol. Loro si sono resi conto subito che progettare una nave a vela sarebbe stato molto costoso e che l’operazione avrebbe avuto senso solo per trasportare merci di valore: spezie, vaniglia, cotone, tipo Compagnia delle Indie. I fratelli Barreau hanno scelto cacao e caffè, e hanno scritto un business plan al contrario. Prima, nel 2013, hanno creato una fabbrica di torrefazione grazie alla quale, nel 2017, hanno raccolto il milione di euro con cui finanziare la costruzione della nave a vela.
Nel 2020 la nave era pronta e oggi trasportano a vela la merce per la loro torrefazione. Paul Hawken, investitore, ambientalista e scrittore statunitense, ha detto che “la prima regola per la sostenibilità è allinearsi con le forze naturali”, e c’è chi lo fa per pragmatismo. A Marsiglia, una cooperativa ha annunciato che nel 2025 partirà la prima nave a vela con un carico di cento container, direzione Madagascar, si sono allineati alle forze naturali perché – dicono – il prezzo del vento non cambia, non dipende dall’Opec né da Putin.