Milano anni 30 - 40, pulizia e verniciatura della Madonnina in cima al Duomo (Olycom) 

terrazzo

La vertical city che fu Mediolanum

Giulio Silvano

Quando la città antica si mescola con la urban life della “capitale economica”. Un libro

Tutti ti dicono quando arrivi in città – soprattutto se arrivi da qualche scenica urbe antica piena di colossei e pini e colonne traiane dove si è abituati alla meraviglia quotidiana: “Eh, la bellezza di Milano è nascosta, è nei cortili”. E poi, “Ah che belli gli ingressi dei palazzi di Milano”, sembrava dire l’operazione Taschen di Entryways of Milan, dove si calcava su klinker, mood 70s e neon di Fontana, in mancanza di ville borghesi. Ma c’è anche una bellezza dall’alto. In fondo Milano è una città diventata sempre più verticale, la nostra Chicago, la nostra Midtown, tanto che tra un po’ Tommaso Sacchi farà la grattacielo week. Città impossibile da definire in uno skyline da vendere ai turisti sulle T-shirt, perché cambia ogni settimana, con nuove torri e torracchioni, come direbbe Bianciardi. Ma questa bellezza dall’alto, di quello che si vede da tetti e terrazze e finestre e abbaini e bovindi la possiamo esplorare nel libro, appena uscito curato da Roberta Cordani per le edizioni Celip, Milano dall’alto. Sguardi sulla città.

 
E qui, dalle case, intravediamo anche pezzi di quella Milano antica, quella spagnola e austriaca, quella degli Sforza e dei Visconti, che si mescola con la urban life della “capitale economica”, come la foto delle terme, all’aperto, tra le mura cinquecentesche e un vecchio tram giallo, in mezzo al traffico di viale Sabotino. Un coffe-table book, che vuol dire molte foto, ma anche tanti contributi scritti di chi vive in pezzi da “guida architettonica della città”, e anche di chi costruisce e progetta questa nuova vertical city che fu Mediolanum. “Guardando Milano dall’alto o immaginando di scattarne un’istantanea – dall’alto di una delle sue torri – vedremmo come la storia dell’architettura milanese sia stata punteggiata da episodi di ‘rottura consapevole’ con le condizioni di contorno. Milano, città monocentrica e con un impianto urbano limpido, è stata infatti capace di generare impreviste accelerazioni nell’evolversi della sua materia urbana”, dice appunto Stefano Boeri, in una delle introduzioni. San Siro, Torre Velasca, City Life, navigli, ci sono tutti i best of, ma anche roof-top bar, hotel e fondazioni, e posticini più nascosti, scorci che sembrano arrivare da una scena dei Promessi sposi. E poi la Madonnina, come quella innevata delle foto di Mario de Biasi, ancora simbolo della città, che però, come scrive Ferruccio de Bortoli: “Noi non la vediamo, eppure c’è. Se un giorno per sventura sparisse, sono certo che i milanesi ci metterebbero un po’ ad accorgersene”. 

 

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