Terrazzo
L'hotel, un fuorisalone diffuso
Nel segno del design rinasce a Roma il Palazzo del Velabro, al centro di location per prof di latino e cinefili
Basta albergoni à la Whit Stillman, à la Scott Fitzgerald, Ritz e Four Seasons e compagnia, che tanto in Italia non ci sono mai stati, e basta anche Airbnb che ormai sembra di entrare nell’angolo “seconde opportunità” Ikea, con le Billy sbeccate al 50 per cento e le istruzioni su come aprire le finestre senza far crollare gli stipiti. I boutique hotel sono diventati il must, feeling casalingo ma con servizio in camera, e ora arrivano anche i design hotel, che se non hai voglia di andare al Salone del Mobile o all’Adi è perfetto, e ti ritrovi nella suite delle belle Cesca lucide di Marcel Breuer e tavolini Panton come comodini. Come al nuovo Palazzo Velabro, overlooking l’arco di Giano, di fronte a quel Rhinoceros, albergo dei Fendi designed by Jean Nouvel, che con quell’aria délabré fa molto early Pupi Avati. Intorno location per prof di latino e cinefili.
Lì Ercole aveva sconfitto il gigante, facendo spazio per il foro Boario, non lontano da dove son stati trovati i gemelli fondatori. E poi gli attentati del ’93 nella chiesetta duecentesca di San Giorgio, lì accanto. E la stradona dove i personaggi vanno a votare alla fine di Bianco, Rosso e Verdone (“Allora la vedi che la cosa è reciproca?”), tra templi greci e razionalismo mussoliniano, e dove Mario Brega viene fermato dal figlio hippie per contribuire alla comunità, o la stradina dove il protagonista litiga con Laura Morante in L’amore è eterno finché dura. “Verdone adora la zona del Velabro”, dice al Foglio la ceo di LHM, Cristina Paini, che ha gestito la rinascita del palazzo del Velabro, costruito a inizio ’700, residenza privata e poi residence, risistemato da Luigi Moretti negli anni ‘50, che ha stondeggiato tutti gli angoli. Nemmeno uno spigolo nelle stanze a cui ha lavorato ora l’architetta Alessia Garibaldi, che ha voluto mantenere le ondeggiature morettiane, con pezzi di design e mobili su misura che incanalassero quel feeling quasi marinaresco delle curvature, ridando ai muri esterni il color mattone very Roma. Moquette contemporary Japan, carte da parati madreperlate sopra i letti, specchi tondi, bollitori Alessi e scorci su giardini privati sorrentiniani. Terrazza per il pranzo con bambù, kenzie, banani e palmette, subito Mediterraneo. Una fotona dei Fori di Gabriele Basilico, piranesiana, accoglie nella hall, sotto soffitti baroccheggianti dipinti da Edoardo Piermattei, poi una consolle disegnata da Alain Delon e una libreria curata dall’art-influencer Maria Vittoria Baravelli, con vinili de Il tempo delle mele, poesie di Michele Mari, bio di Lina Bo Bardi, libri su Roma e monografie su Man Ray. Baravelli ha anche curato la selezione di foto da mettere nelle stanze, quasi tutte di Marisa Rastellini, cantrice della via Veneto iconicizzata, e così ti ritrovi in stanza Mastroianni, Maraini, Sordi, Occhini e compagnia, e una Vitti con l’ombrellino sotto il sole del Forte. Tostapani Smeg e maritozzi a colazione.