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Ultimo tango a Cupponeland
“For sale”, polifonia sull’artista ultrapop Mauro Cuppone che gioca con vita e morte
La domanda che apre la lettera di José Louis Falconi a Mauro Cuppone nel volume For Sale (Electa) è forse la sintesi più chiara di chi è e cosa fa Mauro Cuppone: “Caro Mauro, Vorrei iniziare con una domanda: che vestito indosserai al tuo funerale?”. Moda e morte insieme, come un inizio, come una messa in vendita. Concetto quanto mai chiaro per un artista pop o meglio ultra pop che ha compreso quanto la trasfigurazione sia l’unico senso possibile al tempo di una contemporaneità fatta di solo presente, attualità, e tutta attrattiva e attraente. E quindi in sostanza sempre assente. For Sale è un catalogo degli impedimenti possibili in forma di salvezza. Un ostacolo facente funzione di libro che offre vie di fuga da un mondo furbo, cinico e – è il caso di dire – decisamente baro/a. Perché la morte diviene una questione di stile con le bare firmate di o da Cuppone secondo gli er mejo brand della contemporaneità. Un gioco effimero che solleva da ogni dramma, quello della vita da vivere negli anni Venti rimpiangendo gli anni Ottanta. Mauro Cuppone gioca e ribalta i toni su toni, abbatte l’asprezza di un discorso tetro e al tempo stesso questuante e solleva oltre la linea d’aria dei nostri occhi la bellezza gioiosa di un’ingenuità rara e preziosa. Una terra dei desideri, Cupponeland, dove gli artisti pagano doppio e il sogno diventa una solida realtà: la concretezza dell’immaginazione. La magia come forma di esistenza resistente.
For Sale dedicato alla memoria di Jack, The Divine, il cane di Cuppone e prolisso defecatore di quella quotidiana merda dall’artista documentata sulla sua pagina Instagram. Merda ormai liberata da ogni forma di scatola e di valore simbolico, un’azione nella terra per la terra. Dunque dalla merda d’artista alla merda del cane d’artista. Un volume circolare, privo di ogni malinconica retrospettiva che consacra un artista dissacratore. Un vero scassinatore del reale che avanza tra le pagine letto, citato, agitato e compulsato da amici – più o meno curatori –, in un coro distonico di richieste e definizioni, racconti e varie elucubrazioni. Da Raul Cremona (il già Mago Oronzo) a Giorgio de Finis, da Fulvio Abbate ad Alberto Abruzzese a Gianluca Marziani. Non esiste alcuna stonatura possibile per questo coro che coglie e rappresenta l’essenza dello scherzo nella sua più icastica serietà. Libero da stitiche retoriche e balbettanti cordogli, For Sale è un libro infinito sulla morte certa, sullo stato deteriore della nostra violata volontà di attrarre a noi ancora per un poco, ancora per un mese e un giorno, un po’ di gratuita felicità.
Dal MAAM di Roma prende avvio la grande croce gialla che poi arriverà fino alla Biennale di Venezia: “Not Here”. Là dove di solito si pretende di essere e di stare e qui dove finalmente si accetta di esistere. Un’azione bidimensionale che riduce lo spazio e le sue pretese ad una mappa di infinita possibilità di vita. Un gioco che va ben oltre l’irrisione, perché aggira il potere e il politico, restando ben saldo in quella quotidiana lotta in cui una risata non vi seppellirà, ma anzi vi riporterà finalmente in vita.
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