terrazzo

Mi faccio la barca, ecologica

Giulio Silvano

Reportage da Cannes, dove i ricchi e super ricchi scelgono i loro nuovi giocattoli. Adesso, anche sostenibili 

Il poster del Cannes Yachting Festival sembra il lancio della nuova stagione di White Lotus. Una coppia di mezz’età, occhiali da sole, sorriso smagliante, sguardo verso l’avvenire, nessuna preoccupazione. L’evento è l’opposto di una manifestazione per chiedere il ritorno del reddito di cittadinanza. Un raduno di mocassini senza calze, e le ultime occasioni stagionali per mettersi il lino chiaro in città, tutti in coda sulla croisette per vedere le novità della nautica da relax. Nella spiaggia libera, accanto al feudo sabbioso del Majestic, ci sono ancora turisti in costume Vilebrequin, sciure in topless e venditori di centrifughe arancia carota zenzero. Qui dove a maggio sfilano le star, ricordate con foto nei teloni di plastica che coprono i lavori nei giardinetti – Mathieu Amalric, Brigitte Bardot, Matthew McConaughey – ora sfilano le regine dei mari, gli status symbol per eccellenza, i grandi differenziatori di classe. Alle dieci di mattina gli stand offrono già champagnini e birre artigianali, ormai sdoganate anche tra i paperoni, prosciuttoni da tagliare al coltello e dispenser di acqua aromatizzata cetriolo pompelmo rosmarino. Si cercano di vendere grucce di legni pregiati, elicotteri, fragranze dell’Isola d’Elba, tender, gommoncini e ci si può anche registrare per far sventolare la bandiera panamense sul proprio panfilo. Il gruppo Ferretti e David Beckham raccolgono fondi per i bambini dell’El Salvador mettendo all’asta un motoscafo limited edition. Si parla di beach area, terrazze laterali, gavoni storage, piscine retrattili e food lift. Si sfogliano riviste come Boat heroes. Nemmeno un accenno a Triangle of sadness che qui vinse la palma d’oro l’anno scorso. 

  
C’è qualcosa di erotico nella presentazione di un nuovo yacht. Alla serata di Sanlorenzo i nuovi modelli arrivano via mare, lucidissimi e, presentati da una voce suadente che ne descrive linee e proprietà, fanno un giro su sé stessi come indossatrici a un provino. Urletti quando si vede la poppa. Ogni barca che arriva ha il suo tune, in base al carattere, da Eminem a Eric Clapton, da “mom’s spaghetti” a “you look wonderful tonight”. Ci sono matrimoni meno entusiasmanti. Ci sono strip club meno sexy. 

 
Siccome deve ancora nascere quel cuoco, che possa contentare tutti i gusti, ogni pascià deve poter trovare lo yacht che vuole. Lo spettro che va dalla massima tamarraggine allo chic è ampissimo. È facile in mare far la figura dei tangheri. Il posizionamento nello spettro si capisce in base alle scarpe che vengono lasciate fuori prima di salire (ricordatevi di controllare se avete buchi nei calzini prima di uno yacht festival). Sneaker Gucci o Stan Smith monogrammate? Chi ama il design va da Sanlorenzo, che negli ultimi anni ha chiesto a Piero Lissoni di rivedere gli interni. Se la casa di Lapo Elkann vuole assomigliare a una barca, queste barche assomigliano a una casa. “Non amo le case, così questo luogo è stato ridisegnato per assomigliare a una nave ed evocare l’oceano”, diceva il figlio di Alain, che invece preferisce i treni. Ma ormai gli oblò di ottone, i legni lucidi scuri e le decorazioni in corda sono davvero out. Cucine Boffi riadattate con antirollio, divani Cassina, lampade di Magistretti, arredi di Paola Lenti, profilature in acciaio, tavoli di Albini, libri di Anselm Kiefer e tascabili Adelphi di Sottsass. Un piccolo salone del mobile galleggiante. Lo yacht con gli interni di Patricia Urquiola è un tripudio di palette pastello e materiali riciclati


“Il design è molto importante”, dice al Foglio Massimo Perotti, Ceo di Sanlorenzo. Negli anni per l’azienda ligure sono stati chiamati a collaborare Rodolfo Dordoni, John Pawson, Antonio Citterio, Christian Liaigre... “Quando uno compra un auto per andare al lavoro compra con la razionalità, quando si compra un’auto sportiva la si compra col cuore”, dice Perotti. “La bellezza diventa rilevante. Bellezza, sagoma, design sono fondamentali. Comprare una barca è una follia, è un regalo che ti fai. È un acquisto emotivo”. Il target di Sanlorenzo è quello degli Ultra high net worth individuals, veri ricchi, non ti basta qualche milioncino, e spesso persone che sono alla seconda o terza barca, “che hanno il palato per gli yacht”, che sanno di spendere un po’ di più in cambio dello stile. Per Sanlorenzo si parla di una settantina di barche vendute all’anno per 750 milioni di fatturato per la linea principale, barche che vengono fatte su misura per l’armatore e che superano i 24 metri. Barche con cabine più grosse di uno studiò parigino, con salotti che fanno invidia agli appartamenti di City Life, con otto posti letto per gli ospiti e sei per l’equipaggio. La clientela è in gran parte europea, pochi cinesi, pochissimi russi. La guerra non ha intaccato minimamente il loro mercato.

 

Ma oltre il design il focus è l’ambiente, il grande tema del momento ma che ancora sembra scivolare addosso a molti settori del lusso. Non per l’azienda spezzina. Eleganza e green devono andare insieme. Perotti parla degli yacht imbrattati dagli attivisti thumbergiani, come quello dell’ereditiera WalMart preso di mira a Ibiza. Gli ecologisti con le bombolette spray che fanno arrabbiare Nardella non sanno che in realtà lo yachting è responsabile solo dello 0,22 percento delle emissioni di CO2 nel settore shipping. Inquina di più andare in viaggio di maturità con Ryanair a Barcellona. È molto più una questione simbolica. Lo yacht attaccato come icona della bella vita. Perotti ci dice che comunque “Dobbiamo far vedere alla società che andiamo nella direzione giusta”. E già nel 2026 arriveranno le prime barche per il 70 per cento carbon neutral. L’obiettivo dell’azienda è di arrivare con dieci anni di anticipo al Net zero rispetto ai goal dell’Organizzazione Marittima Internazionale. Milioni investiti nella ricerca, partnership con Siemens Energy, propulsori a idrogeno, in modo che tutti possano partire dal porto di Monaco senza sentirsi in colpa e senza lasciare carbon footprint a piedi nudi.
 

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