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Terrazzo

Non solo Vannacci: i militari tornano di moda (e pure la kefiah)

Michele Masneri

Trionfa l’estetica militare. Auto, barche, aerei. In crisi la t-shirt alla Zelensky, tornata in voga la kefiah 

Non c’è solo Vannacci, che sì, ha preso un sacco di voti, e però  in uniforme non l’abbiamo visto mai. Il Generalissimo l’abbiamo ammirato semmai in vestagliette, jeans, doppiopetti stretch, magliette “Decima” (saranno il must dell’estate? come quelle di Fabrizio Corona anni fa? Grafica simile) ma acconciato da soldato mai.

 

Anche in questo, controtendenza. L’estetica militare negli ultimi anni è infatti sbocciata ovunque, in parallelo allo scoppiare di vari tragici teatri di guerra in giro per il mondo. Ci sarà una correlazione?Mah. E se i Reali inglesi sono imbattibili nello sfoggiare uniformi le più varie (come quella indossata da Re Carlo alla commemorazione del D-Day, uniforme mai vista prima, pur nella fantasmagoria del guardaroba Windsor), se Carlo ha più divise che Salvini felpe, il look militare sembra non conoscere crisi. Anche l'erede di Spagna Leonor per puntellare il regno traballante si fa fotografare solo in mimetica, accettando col sorriso d’andare in accademia, forse in segreto bestemmiando la patria, i genitori, e la mimetica spinosa.

 

Poi c'è militare e militare: se la t shirt di Zelensky che aveva fatto grande scalpore e contribuito al personaggio sembra ormai tristemente dimenticata come del resto la  causa sua, c’è un parallelo ritorno di moda della kefiah come abbiamo scritto qui la settimana scorsa (grandi brand come Vuitton e Balenciaga l’hanno rilanciata, in versioni da 700 euro, e ci sono negozi milanesi appositi).

 

Tornano  poi il giaccone  e la camicia militare multitasche. Ma non solo. Pensiamo anche alle auto. Berlinone che ai tempi delle nostre infanzie anni Ottanta erano simbolo di vite beate da cumenda (Mercedes, Audi ecc. ) per chi se le poteva permettere, a un certo punto si ritrovarono improvvisamente con livree più aggressive, e ruote larghe e feritoie e doppie marmitte, facendo piangere i puristi delle linee piane alla Bruno Sacco. Era l'èra della sportivizzazione, il cumenda si era messo i jeans. Oggi c’è un’ulteriore mutazione: le auto sembrano tutti piccoli carri armati. Sorpassato l’Hummer supercafone, considerato una bizzarria per narcos inurbati, ora invece la suvvizzazione light dilaga: ormai a non avere il veicolo militarizzato si rischia di trovarsi i piedi di altri suvvizzati che ti entrano nel finestrino, dall’alto. Anche le auto più piccole e scrause hanno la versione alta e irrobustita e 4x4 o solo finta 4x4. Piccoli veicoli da guerra, per Sturmtruppen urbani o suburbani, per superare ogni asperità, anche se probabilmente il percorso quotidiano sarà ufficio-casa e non in teatri di guerra. Il nuovo pick up Tesla Cybertruck sembra pronto per uno scenario post bellico alla Mad Max. 


E la Bmw dopo il successo della “Decima” di Vannacci potrebbe rilevare un nuovo successo dei suoi modelli “X”, già pieni di  nervature da incrociatore Fincantieri. Ecco, poi le barche. Anche lì, da un diportismo da foularino al collo si è passati a barconi pronti per invadere isole sovrane, Malvinas o Falkland. Un tempo Armani fece scalpore col suo yacht Codecasa grigio scuro, oggi non c’è vascellone che non consideri il grigio, nero, e  linee tese e nervose. Dimenticati insomma i vecchi panfili paciosi con bandierine e salvagenti di una volta, o quello di Aldo Spinelli, il ras del porto di Genova, bianco, classico, da “Fratelli d’Italia” (non il partito ma il film con Christian De Sica che fa Cristiano Gardini in crociera). Oggi sembrano tutte navi da cattivi di 007, tipo Largo-Adolfo Celi. Per i più ricchi, anche, barche a forma di sommergibile, o dotate di sommergibile, oppure “support vessels” per esplorazioni ai Poli,  con piattaforma per elicottero, per piccoli Guglielmi Marconi sulla Nave Elettra. E gli aerei? Prada fa scuola con il Gulfstream e l’elicottero grigi militari. Per i più poveri, invece, che un tempo avrebbero avuto il piccolo Zodiac col motore Evinrude da 15 cavalli, oggi gommoni semirigidi (neri o grigi) da D-Day, con motoroni multipli.

 

Questo a livello globale. Intanto a Roma più che la guerra è cool la guerriglia e dunque  il look “New Banda del Circeo” con frangione, cravattoni, narcos pariolini sartoriali, sguardi truci, tra Diabolik e Matteo Costacurta (giocatore di polo destrissimo detto “er principe”, protagonista della nuova criminalità): ma speriamo che sia fenomeno circoscritto, ed effimero. Anche se dei piccoli carri armati per andare in giro, tra sparatorie e le buche che chi sono, non sarebbero male, vabbè.   

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).