Tadao Ando - foto via Getty Images

Terrazzo

Aiuto, mi si è ristretto Tadao Ando

Camilla Baresani

Il celebre architetto giapponese, Kanye West e una villa a Malibu prima ristrutturata e poi ridotta a uno scheletro di calcestruzzo

Con la perestrojka, un’ebbrezza demolitiva si impossessò dei moscoviti. Era la febbre del mattone: finalmente la proprietà privata entrava nelle vite dei cittadini, si compravano appartamenti, si invitavano gli amici con la bottiglia di vodka e la mazzetta e giù a smartellare gli interni, con impulso liberatorio. Via il ciarpame della miseria, via le pareti divisorie che avevano frazionato gli appartamenti trasformandoli in cubicoli. Se comprare e ricostruire era il sogno divenuto realizzabile, sfasciare e demolire era catartico. E come non capirli. Lo stesso spirito dev’essersi impossessato di Kanye West, o Ye, come ormai si fa chiamare. Succede che il celeberrimo architetto Tadao Ando, ex camionista, ex pugile, premio Pritzker nel ’95, è da almeno un paio di decenni oggetto della bramosia hollywoodiana di status symbol. Nella scala del successo, si parte dall’acquisto del maniero massimalista pseudo-antica-Europa, stile che appartiene allo stadio germinale della neoricchezza, quando si è ancora burini conclamati, per arrivare a Tadao Ando, ossia alla dimora cementizia improntata all’estetica della sensazione interiore, che invece annette all’inner circle dei ricchi minimalisti socialmente evoluti. Il passo non è breve.
 

Perché Ando non si concede a qualsiasi riccastro: concentrato su edifici pubblici, con i privati è radicalmente choosy. C’è stato il Cerro Pelon Ranch, commissionatogli da Tom Ford nei desertici dintorni di Santa Fe, poi messo in vendita prima a 75, poi a 48 milioni di dollari; c’è il cosiddetto Big Ando, la magione da 3.500 metri quadrati con immensa porzione di terreno, sulla costa del Pacifico all’estremo di Malibu, costruita per i Bell, produttori di soap e collezionisti, venduta l’anno scorso a Beyoncé e Jay-Z per 190 milioni di dollari, la cifra più alta mai pagata per una casa in California. E poi c’è lo Small Ando, cioè una villa di 350 metri su 3 piani, a Malibu, costruita per il collezionista Richard Sachs e venduta nel 2021 a Ye per 57,3 milioni. Al contempo, Kim Kardashian da cui Ye si era appena separato, aveva ingaggiato Ando per progettare una villa a La Quinta, dalle parti di Palm Springs. A quel punto, forse per rivalità e rabbietta verso l’ex moglie e anche verso Jay-Z, tipo lo sfogo liberatorio che prese i moscoviti alla caduta del comunismo, Ye aveva ingaggiato un tipo senz’arte né parte, scovato da Bianca Censori in un bar, per fargli fare dei lavori di muratura nella Small Ando, secondo un vago progetto tra il brutalismo e un’estrema essenzialità. Ecco dunque l’ordine di togliere gli armadi di legno, poi la cucina, poi i bagni, la caldaia, le finestre, il riscaldamento, i cavi elettrici, le scale, le tubature dell’acqua, e giù di martelli elettrici, di mazzette, in una crescente furia distruttiva proprio come a Mosca, per arrivare, come dice il New Yorker, “alla crudezza primordiale”, un po’ come nel finale del film di Robert Altman "Prêt-à-Porter", con uno stilista che manda in passerella le modelle nude.
 

Si arriva così a uno scheletro in calcestruzzo, stretto tra ville una appiccicata  all’altra, conficcate sulla stretta spiaggia pubblica, prospiciente l’oceano limaccioso. Una sagoma derelitta sbrecciata e senza finestre, che più di Tadao Ando evoca i non-finiti dei litorali calabro siciliani. Succede poi che Ye spari frasi antisemite e filonazi, perda il sontuoso contratto con Adidas, diventi una specie di reietto e, secondo Forbes, il suo patrimonio da bimiliardario scenda a miseri 400 milioni. Non è più tempo di demolire e ricostruire, e così l’ossatura di Small Ando è tornata sul mercato immobiliare (naturalmente con l’agenzia Oppenheim, quella del reality immobiliare “Selling Sunset”). Pagata 57,3 milioni nel 2021, ora è in vendita a 39.

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