Terrazzo
Fuori Rossini, dentro Marina Abramovic
A Pesaro la celebre artista ha messo in scena "The Life": attraverso gli ologrammi la donna sottolinea il valore dell'assenza materiale, creando un legame tra tecnologia e semplicità. "Penso che vivrò fino a 103 anni. Poi basta"
La provincia quando diventa capitale mostra il suo entusiasmo verso i vip esteri invitati a elevarla. E così per Marina Abramovic subito copertina sul Quotidiano Nazionale, code e tutto esaurito per il talk al Teatro Rossini. Pesaro, quest’anno capitale della cultura, ospita “The Life”, la performance della “più celebre artista contemporanea”, dicono i presentatori. E infatti si è davvero famosi, fuori dagli addetti ai lavori, quando ti fa l’imitazione una comica in un programma nazionalpopolare come “LOL – Chi ride è fuori”. “Mi hanno invitato a una cena intima”, dice Abramovic, in italiano, “sono arrivate 70 persone”. “Tutta la borghesia pesarese”, ci dice un invitato. “Quando è arrivato Dago, con la sua croce ben in vista, Marina è rimasta sbalordita”. Lei truccatissima e con questi vestiti e caftani monocromi, un bastone, autisti, bodyguard, assessori, sciure fangirl che la seguono agli aperitivi, selfie e autografi. Lei riesce a far capire che il bello della performance è che non resta nulla, solo una sensazione, un’emozione.
Dopo la Serpentine ecco l’ologramma dell’Abramovic in un ex mercato del pesce, tra una caffetteria-tabaccheria e un liceo artistico. Visore sugli occhi ed eccola apparire nel suo vestito rosso, fantasma tecnologico eterno. “Il concetto di assenza materiale”, dice il partner dell’artista, Todd Eckert, che ha sviluppato la mixed reality per realizzare l’opera, “è al centro di The Life”. Per 19 minuti lei – il suo ologramma – si muove e cammina. “È la cosa più vicina all’immortalità”, ci dice Abramovic. Una sciura le chiede: non si vuole far criogenizzare? E lei: “Penso che vivrò fino a 103 anni. Poi basta”, e ride. Ride sempre, humor unito a frasi sagge da guru che ha visto tutto, gente che la menava alle prime performance radicalissime (sul tema è appena uscito un libro esaustivo di Angela Vettese, “La rivolta del corpo”, Laterza). “Nella prima fase della mia vita mi sono concentrata sulla resistenza del corpo, poi su quella della mente, sulla lunga durata. La seconda è più faticosa”, ci dice Abramovic. Criticissima della tecnologia – “quello che era fantascienza negli anni 70 ora è realtà. Dobbiamo tornare alla semplicità, o ci perdiamo. Per esser chiari, Instagram e TikTok non sono arte” – adesso con il fantasma tech realizza il principio di Pareto: minimo sforzo massimo risultato. Lei può stare a New York e qualcuno nelle Marche può comunque godere della sua arte. The artist is not present.
L’ex sindaco, che ha appena lasciato l’Adriatico per andare a Bruxelles, nei due mandati aveva puntato tanto su Rossini – “ha provato a trasformarlo in un’icona pop”, ci dicono. E si trovano tazze e magliette e piatti a lui ispirati nei ristoranti a bordo mare, con riscoperta di vecchie ricette. Ma il nome resta ancora legatissimo alla pizzetta con uovo sodo e maionese, servita nei buffet con le autorità locali, nelle colazioni degli hotel di lusso e nei bar da studenti. E chissà che da questa visita della performance artist non resti il segno in qualche menu, come in quel borgo salentino famoso per il suo Pasticciotto Obama. Una pizza tutta rossa in mixed reality?