Terrazzo

I matrimoni kitsch di oggi. L'ultimo caso? Diletta Leotta

Camilla Baresani

In giardino o in spiaggia, ma mai in chiesa. Le star convolano a nozze su isole dove gli ospiti sono troppi per entrare nelle piccole chiese, e il prete deve officiarle nel resort vacanze

Mettiamo che bramiate un matrimonio kitsch alla californiana, perché siete cresciuti con l’immaginario delle serie televisive tipo Beautiful. L’arco di rose bianche sotto cui avviene lo sposalizio, i piedi nella sabbia oppure sulla tenera erbetta; alle vostre spalle il mare, il paesaggio mozzafiato, magari un tramonto. E però, benché cresciuti nell’Europa secolarizzata, volete pure che la cerimonia sia officiata da un prete vero e proprio, addobbato con le vesti liturgiche, mentre la sposa può legittimamente indossare un pomposo abito bianco verginale, con un velo che le copre il volto a simulare modestia. Non resta che volgere alle Eolie. Perché il prete, che potrebbe officiare un sacramento a domicilio solo in caso di gravi impedimenti di salute, ha invece la possibilità di celebrare le nozze al beach club del vostro resort preferito quando ci si trova in isole ove l’unica chiesa sia diruta o troppo piccola per ospitare gli sposi e i loro ospiti.
 

Proprio come hanno fatto Diletta Leotta e Loris Karius al Therasia Resort Sea and SPA di Vulcano, lei con un abito scomponibile old Hollywood in pizzo bianco, tenuto insieme da un’impalcatura a stecche tipo guêpière, lui in stile Harry’s Bar di calle Vallaresso, “presto due Bellini al tavolo 3”. Il Therasia è un cinque stelle lusso, con vista su punta della Crepazza e i faraglioni di Lipari, con piscine a sfioro, ristoranti interni che fanno quel tipo di cucina assemblata con le pinzette, con la spa e le vasche termali. Nel sito del resort c’è pure un capitolo dedicato all’immancabile sostenibilità e, se interessati, si può scaricare il “codice etico” composto di ben 23 pagine scritte in inglese. Don Lio Raffaele, parroco di Vulcano, Lipari e Stromboli ha unito in matrimonio i due sposi con una cerimonia veloce, senza impartire la comunione. Forse perché va bene tutto, ma pure l’ostia consacrata a bordo piscina, coi tacchi delle amiche della sposa che si conficcano nell’erba sintetica, pare troppo.
 

Ad aggiungere un’ulteriore nota kitsch, mentre la sposa arrivava al braccio del padre sotto gli occhi di Chiara Ferragni e del suo ex braccio destro Fabio Maria Damato, di Aurora Ramazzotti e Michelle Hunziker, di Elodie ed Elisabetta Canalis, invece della solennità della Marcia Nuziale risuonavano le note caramellose di “All of me” di John Legend. Resta la grande domanda: di questo passo, che fine faranno le chiese? Nel nord Europa sono ormai perlopiù palestre, bar, abitazioni; qui da noi, quelle sconsacrate sono spesso studi di architettura, studi fotografici, ma anche succursali della movida come il Gattopardo Café di Milano, ex San Giuseppe alla Pace. Alcune chiese sconsacrate vivono il paradosso di venire utilizzate dai wedding planner per matrimoni civili con l’allure del religioso. E quindi, officiato in breve il rito, in queste “nuove location di tendenza” anziché uscire sul sagrato e scemare verso un ristorante si resta con la musica a palla, ci si butta sull’angolo del bartender e si fa serata.

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