Terrazzo
Requiem milanese
Tombe in vendita al Monumentale e la storia da romanzo dell'avvocato Roberta Guaineri. Perché anche nella morte Milano è diversa da Roma
Non c’è pace nel vibratile mercato immobiliare milanese. Così il blog di immobiliare.it annuncia con grande enfasi che adesso ci sono nuovi posti letto disponibili in città, ma al cimitero Monumentale. Ci sarà un’asta pubblica, che si terrà il prossimo 24 settembre, per tre cappelle di famiglia, al prezzo base rispettivamente di 477.509,98, 389.384,40 e 372.526,40 euro. “Il valore complessivo di oltre 1 milione e 200mila euro sottolinea l’importanza e il prestigio di queste strutture funerarie” recita il blog. Si tratta non di una vera e propria vendita bensì di una concessione, che avrà una durata di 99 anni, “offrendo ai nuovi proprietari una lunga tutela del proprio investimento”. Dice sempre il sito: “L’asta delle tre tombe di pregio al Cimitero Monumentale di Milano sarà dunque un momento importante sia per chi è interessato all’acquisto di monumenti storici, sia per la comunità più ampia, che vede in questa iniziativa un modo per mantenere viva la memoria storica e culturale della città”.
In effetti la vita dei defunti partecipa al grande teatro sociale cittadino come e più di quella dei vivi. I necrologi sul Corriere sono l’ultimo status symbol della borghesia italiana, dunque milanese. E anche i funerali sono diversi da quelli romani. Questi ultimi sono intesi spesso come garden party dove si può entrare senza invito, e occasioni di networking per scambiarsi biglietti da visita e sceneggiature in una città invece assai dispersiva dove le riunioni vengono cancellate all’ultimo (piove, gioca la Roma, non c’è il taxi, c’è il sole - si va al mare)… A Milano esiste invece ancora il concetto di funerale esclusivo, come quello molto manzoniano per l’ad di Mediobanca Vincenzo Maranghi convocato nel 2007 alle sei di mattina alle Grazie proprio per evitare i curiosi.
Ma anche lo stesso funerale di Silvio Berlusconi di giugno ‘23 alla fine non fu così partecipato come si pensava. I milanesi lavoravano, e si disse che “Milano non è una città da funerali” come se la sospensione dovuta alla esequie rallentasse quel ritmo sincopato che per la città è insopportabile arrestare anche per poco. Avrebbero dovuto farlo a Roma, o a Napoli. Se a Roma, a gennaio '23 al funerale del padre del presidente del Coni Malagò, l’editore Angelucci si presentò in tuta nera acetata Adidas (forse omaggio alla sportività di famiglia del de cuius), a Milano la sobrietà prevale ancora. Talvolta con dei guizzi, ma sempre riservatamente. Così è sfuggito ai più uno dei funerali più toccanti a cui si sia potuto assistere, quello tenutosi venerdì in Sant’Ambrogio, dell’avvocatessa Roberta Guaineri. Bravissima penalista, giovanissima (57 anni) e bellissima signora, già assessore allo Sport nella prima giunta di Sala, considerata unanimemente colei che è riuscita a portare le Olimpiadi a Milano, amatissima da colleghi e amici, ha avuto il suo trionfo necrologico sul Corriere (ma con un certo tipo di necrologi di nicchia, scarni di cognomi e titoli, dunque incredibilmente intimi).
E "in" Sant'Ambrogio, dopo l’esequia molto partecipata ma soberrima, spuntava un pianoforte sulla piazza per eseguire uno strano concerto, “R-ritratto per pianoforte e orchestra” come l’iniziale dell’avvocata. La storia di questa musica è commovente. Premessa: qualche tempo fa a un festival di libri estivo ho conosciuto il compositore Nicola Campogrande, che alla mia domanda su quali fossero oggi i committenti di musiche “classiche”, mi raccontò una storia incredibile che sembrava un romanzo. Quella di un signore milanese innamoratissimo della moglie che a un certo punto gli commissionò il ritratto musicale di lei, a sua insaputa. Fornendogli di nascosto registrazioni della voce, il tintinnio degli orecchini, ecc. Il compositore venne invitato varie volte a cena dalla coppia, senza mai svelare a lei il motivo di questa frequentazione, che era approfondire lo studio di lei e tradurlo in musica.
Nel 2012, dopo un anno o forse due di lavoro, quando il concerto per pianoforte e orchestra fu pronto, con una scusa lui la trascinò a teatro dove “R” venne eseguita, dalla celebre pianista russa Lilya Zilberstein, davanti a duecento amici della coppia che lì erano stati convocati. E pare che sentendo le prime note e vedendo gli amici e i familiari riuniti lì la dedicataria di quest’opera capì e si commosse. Il primo movimento, “Home”, inizia come la "Sagra della Primavera" di Stravinskij e riassume la casa piena di luce della coppia. Il secondo, “Occhi”, gli occhi di lei. Il terzo, “Conquiste”, narra in musica gli obiettivi raggiunti da lei nel lavoro, nella società, nella famiglia.
Questa storia di incredibile amore e dedizione borghese, che sembra uscire da un romanzo di Joseph Roth ambientato nella Vienna dei primi del Novecento, e non nella Milano dei grattacieli, mi colpì molto, e invano chiesi a Campogrande chi fosse la coppia così doviziosa e innamorata. Lui aveva firmato accordi di riservatezza severissimi, e non disse nulla, perché i committenti tenevano al segreto; ma puntando su quei duecento amici chiesi in giro e riuscii a risalire all’identità. Adesso purtroppo si può dire, lui è l’avvocato Alberto Toffoletto. E scrivo purtroppo perché pur senza conoscere questa coppia specialissima di cui mi era rimasta impressa la storia sono rimasto molto turbato quando venerdì ho visto l’invasione di necrologi e solo dopo un po’ ho capito che era proprio lei, la destinataria del misterioso componimento (colpivano anche i commenti, a quel punto, di amici e conoscenti in comune; aveva avuto il cancro, ne era guarita, si era riammalata, e sapendo di non avere più tempo, era andata ad aspettare in ospedale, da sola, per non dare disturbo, come nel romanzo “Il fantasma esce di scena” di un altro Roth, Philip, in cui il vicino di casa dello scrittore, uomo sportivissimo e roccioso, sapendo di avere un brutto male, per non dare incomodo alla famiglia decide appunto di non dire nulla e non “sporcare” la propria casa con quel lutto).
Anche “R” era così, sportivissima, dicono, e descritta come “un generale”. C’era in lei anche il rifiuto della mondanità inutile, come ha ricordato un amico durante il funerale (funerale gremito di tutta la borghesia milanese, dal Sindaco Sala in giù): “Se devo uscire per incontrare qualcuno con cui devo parlare dei programmi per le vacanze, allora preferisco stare a casa”. Colpisce anche la promessa che fa la figlia Maddalena nel necrologio: “ti prometto che mi concentrerò”, che in epoca di perdita dell’attenzione, è una promessa milanese insieme modernissima e d’altri tempi.